Infiltrazione e radicamento mafioso, invasione economica e riciclaggio di denaro sporco, un intreccio oscuro e pericoloso che avvelena la Repubblica di San Marino e la limitrofa riviera romagnola. L’incontro pomeridiano del progetto Stop Blanqueo, organizzato all’interno del Premio Ilaria Alpi a Riccione, è ricco di spunti di riflessione sulla presenza mafiosa in Emilia-Romagna, e nel più vasto scacchiere internazionale. Niente allarmismi, ma “occhi aperti” per non trovarsi sopraffatti dai capitali dei boss. A parlarne è Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto alla Dda di Reggio Calabria, tra i massimi esperti della ‘ndrangheta calabrese. Con lui Fabio Di Vizio, ex Sostituto procuratore a Forlì, oggi in servizio a Pistoia; Sonia Alfano, Presidente della Commissione antimafia europea, e Claudio Felici, Segretario delle Finanze della Repubblica del Titano.
Il legame tra le varie relazioni viene proprio da San Marino, per decenni un vero e proprio paradiso fiscale, capace di attirare capitali di ogni natura, ben protetti dal segreto bancario. Le indagini di numerose procure italiane, tra le quali quelle condotte da Di Vizio, e lo scudo fiscale promosso dall’ultimo governo Berlusconi hanno fatto traballare il sistema bancario sammarinese, e costretto il governo del Titano a modificare radicalmente il suo modus operandi. «Nel 2008 – commenta il ministro Felici – San Marino è incorsa nella procedura di Moneyval perché non aveva ancora attuato norme già approvate, oggi ha una legge sull’antiriciclaggio, ponendosi all’avanguardia rispetto a paesi quali l’Italia».
Sembrano lontani i tempi in cui il direttore del Credito Sammarinese si recava personalmente a Bologna per ritirare i soldi del boss della ‘ndrangheta Vincenzo Barbieri per depositarli in banca. Soldi sporchi che hanno provocato un terremoto politico-finanziario, la custodia cautelare per la quasi totalità dei componenti del Cda dell’istituto di credito e la chiusura della banca. Dalle indagini, che sfoceranno in un procedimento penale a Vibo Valentia, emerge uno spaccato inquietante che chiama in causa la totalità del sistema bancario sammarinese e spinge il governo, già sotto pressione, a cambiare rotta.
Non c’è solo Barbieri, famoso narcotrafficante, proprietario di un albergo alle porte di Bologna, ucciso in Calabria nel 2011 da sicari del suo stesso clan. La minaccia dei capitali mafiosi per l’economia legale dell’Emilia-Romagna è vasto, ma spesso non percepito. «Il problema delle elite della ‘ndrangheta – sottolinea Gratteri – non è quello di arricchirsi, ma quello di giustificare la propria ricchezza». Di soldi le cosche ne hanno, troppi, pronti all’uso e capaci di invadere, e drogare, il tessuto economico italiano e anche europeo. Anche in questo livello, la percezione del fenomeno mafioso, e i rischi connessi al dilagare dei capitali sporchi nei vari paesi dell’Unione è fortemente sottovaluto. Riciclaggio e investimenti mafiosi, purtroppo, sono fortemente sottovalutati. In alcuni casi anche colpevolmente, perché in un contesto di crisi economica strutturale, molti governi non vanno molto per il sottile. Pecunia non olet…
Tuttavia, qualcosa si muove. A parlarne è Sonia Alfano che da più di un anno presiede al Commissione antimafia europea. Dopo numerose missioni in giro per l’Europa, e decine di audizioni di magistrati, politici ed esponenti delle forze dell’ordine, è in procinto di presentare il rapporto della Commissione. «Il rapporto conterrà delle raccomandazioni alle Istituzioni dell’Unione per l’introduzione del reato di associazione di stampo mafiosa – il nostro 416 bis – e il carcere duro – il nostro 41 bis – nella normativa europea. Inoltre, delle raccomandazioni sul sequestro e la confisca dei beni».
(Gaetano Liardo)