Ricordo come fosse ieri quando, nel 1994, fui invitato a ricordare Ilaria Alpi a Riccione: terminata la cerimonia, parlando con Francesco Cavalli ed un altro piccolo gruppo di suoi collaboratori chiesi loro ” Ma perché non create un Premio giornalistico dedicato ad Ilaria Alpi?” . Lo hanno fatto ed è divenuto uno dei premi giornalistici più prestigiosi in Italia. Per 20 anni i migliori giornalisti del nostro paese e del intera Europa sono stati premiati in nome di Ilaria Alpi. Il nome di Ilaria è diventato un marchio. Ha ragione Luciana Alpi. Un marchio di qualità, di valori etici, di serietà professionale. Un marchio però che non è stato sufficiente ad ottenere giustizia. Quei pochi documenti sul caso Alpi resi pubblici dai nostri Servizi Segreti, se da una parte hanno confermato le scoperte dei tanti giornalisti che si sono occupati di questo caso: traffici di armi e di rifiuti tossici, dall’altro non hanno e non potevano avere nessun valore giudiziario. La giustizia non ha fatto il suo corso. Per l’ omicidio di Ilaria è stato imprigionata una persona innocente, sulla base di un solo teste che poi ha denunciato di essere stato corrotto da una “autorità italiana” per accusare un innocente . Quali segreti e di quali dimensioni, nasconde l’omicidio di Ilaria Alpi se dopo 20 anni, in un clima di apertura di archivi e di nuova Repubblica, viene così ostinatamente liquidato? Fa bene Luciana a non accettare il paradosso che da un lato si vuole celebrare l’ onestà e la serietà professionale di Ilaria, e dall’altro se ne fa beffa insabbiando ogni tentativo di verità giudiziaria. Luciana si riprende il marchio dell’onestà e la serietà professionale alla quale sua figlia ha creduto e ha dedicato a sua vita . Almeno in questo modo non si rischierà di rovinarlo e sporcarlo.Viviamo tempi bui, dove il volontariato per l’assistenza agli zingari è più redditizio della vendita di eroina.
Chissà se qualcuno, nel vuoto di iniziative nel nome di Ilaria, ripenserà a quello che si sarebbe potuto fare per individuare i suoi assassini, e non si è fatto. Chissà se, anche fuori tempo massimo, a qualcuno non venga voglia di raccontare la parte mancante di questa brutta storia. Molto altro da dire non c’è dopo 20 anni di illusioni. Per quanto mi riguarda io continuerò come ogni anno, a raccontare il caso Alpi ai 20 studenti della scuola di giornalismo Lelio Basso che ogni anno per 10 anni hanno continuato a monitorare l’ attività delle navi alle quali si interessava Ilaria. Cosa Succederà al Premio giornalistico di Riccione?
Io sono convinto che la serietà e la professionalità dimostrata dagli organizzatori del premio e dall’amministrazione del comune, possa con successo essere applicata alla creazione di un premio al giornalismo di inchiesta dedicato a tutti i giornalisti che ogni anno vengono uccisi nel corso del loro lavoro e vi assicuro che il loro numero e in forte crescita. Un premio nazionale ed internazionale al migliori lavori giornalistici d’inchiesta dedicato di volta in volta ad un giornalista ucciso sul lavoro, per ricordarlo anche se non lo abbiamo mai conosciuto , per onorarlo anche non lo abbiamo mai apprezzato. Purtroppo la storia di Ilaria non è unica, ci sono in continuazione casi in cui i giornalisti vengono uccisi proprio per le inchieste che stanno facendo. Penso che Ilaria stessa sarebbe contenta se l’attenzione che che abbiamo avuto nei suoi confronti germogliasse una attenzione ad altri casi e ad altri colleghi magari di nazioni e di paesi che non godono della libertà di organizzazione di espressione di cui gode il nostro paese.
Penso che un grande premio internazionale di giornalismo di inchiesta dedicato di volta in volta ad un collega ucciso potrebbe motivare in ogni testata giornalistica e televisiva del nostro paese i colleghi che ancora credono in questo genere nobile di giornalismo e far raggiungere al nostro paese gli stessi livelli internazionali di professionalità ed affidabilità con i quali in un premio internazionale si è obbligati a confrontarsi.