Quotidianamente sui giornali, in televisione per radio si sente parlare di immigrazione. Il dibattito è aperto, vivo, fresco. Solo ieri, mentre a Riccione era in corso il dibattito sull’argomento, Mevlut Cavusoglu, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, a Strasburgo ha dichiarato: “Troppi esseri umani scompaiono da un po’ di tempo in mare, inghiottiti dalle onde mentre cercano di realizzare il sogno di benessere, giustizia e libertà. Bisogna intervenire per interrompere questa catena di decessi o, almeno, limitarne le dimensioni”. Noi, abbiamo ascoltato la voce di Jean Lèonard Touadì, parlamentare del Pd che, al Premio Ilaria Alpi ha puntato il dito contro l’informazione: “La tv in questi anni ha influenzato negativamente l’opinione pubblica. Tutti in tv hanno peccato nei confronti del tema dell’immigrazioni in pensieri, parole, opere e omissioni. Abbiamo peccato in pensieri accrescendo una percezione dell’altro con una grande carica simbolica di pericolo, come se fosse un avversario. Abbiamo peccato in parole con un linguaggio spietato, con termini non sempre appropriati, spesso con accezioni dispregiative. Abbiamo peccato opere, trasmettendo servizi sensazionalistici. Abbiamo, infine, peccato in omissioni creando una vera e propria mancata presa d’atto di un Paese che è diventato plurale. L’Italia non è riuscita ad assorbire la linfa vitale diversa. Ora credo che stia iniziando ad accettare le novità dell’innesto e per questo la radice italiana non rimarrà secca. Ciò che è successo a Milano, città tappezzata di manifesti contro nomadi, stranieri, gay, lesbiche, musulmani è significativo. I milanesi hanno detto no. Solo sviluppando un alfabeto diverso dell’alterità possiamo valorizzare le similitudini”. Jean Lèonard Touadì prosegue: “La tv dovrebbe essere la porta e la finestra che fa entrare aria nuova, dovrebbe essere una pentola dalla quale sollevando il coperchio escono eccezionali meraviglie che andiamo a cercare in luoghi esotici, in Egitto, e non vediamo che possiamo scoprire questi sapori anche in Italia, al mercato, per strada, nei bar”.
Ci vuole una reazione culturale, insomma, e Jean Lèonard Touadì dichiara: “Ho un sogno. Sono tra i firmatari della legge sulla cittadinanza dei bambini nati in Italia. Vorrei raccontare le storie di chi facciamo crescere in Italia da italiani e poi a diciotto anni li mandiamo via senza accorgerci che l’Italia di domani è proprio la loro, è la ‘G2’. Oggi, nelle scuole italiane, ci sono 800mila bambini nati in Italia da genitori stranieri. Cantano l’inno di Mameli, parlano i dialetti delle città in cui crescono, poi, alla gita dell’ultimo anno delle superiori non possono partire e andare fuori dal territorio nazionale perché non hanno i documenti. Come guarderanno e parleranno dell’Italia. Il diritto di asilo di fatto nella nostra Penisola è sospeso. Credo che un paese che vuole investire sul futuro deve pensare alla cittadinanza e uscire fuori dalla cecità”.
di Floriana Lenti, anche sul sito www.perlapace.it