Marco Nassivera: “Con i webdoc abbiamo osato un nuovo linguaggio”

Durante il Premio giornalistico Ilaria Alpi si è tenuto al Palazzo del Turismo di Riccione il workshop di Marco Nassivera, direttore dell’informazione di  Arte, canale televisivo franco-tedesco, presente anche sul web.

Al centro del dibattito il Webdoc, format giornalistico a metà tra un documentario e un video game. Sin dal 2007 il canale Arte si è specializzato nella trasmissione di progetti culturali e di informazione, puntando l’ attenzione sulla valorizzazione di nuovi linguaggi multimediali, che smuovano gli utenti a partecipare al materiale audiovisivo in modo attivo, come all’ interno di un video game. Il webdoc, più di altri canali di informazione, aiuta l’utente a sentirsi parte della notizia, in particolare, se si pensa che la distanza tra l’utente e lo schermo di un pc è di soli 30 centimetri, rispetto a quella della tv, che arriva a 70. È con questa modalità che è stato costruito un reportage di Arte sui campi profughi,  in onda il 13 settembre. Si tratta di una viaggio, di un racconto di diverse aree del mondo, in cui il “visitatore” può muoversi come in un video gioco, affrontando situazioni diverse che, se superate con successo, lo porteranno a visualizzare  i documentari successivi, in caso contrario, sarà costretto a tornare alla home page. Si tratta insomma di un jeux serieux, un gioco serio, un divertissement che consente però di “vivere” le notizie.

“Internet ha spinto molti giornalisti ad interrogarsi sul modo di trasferire i codici della comunicazione tradizionale e a tradurli in prodotti interessanti per il pubblico a casa”. La scommessa di Arte era quella di coniugare il linguaggio fotografico, visuale e giornalistico tradizionale e di abituare le diverse figure professionali a comunicare tra loro, scambiandosi  idee, progetti, percezioni.  “Il webdoc sta rivoluzionando tutto quello che già conosciamo, i criteri a cui siamo abituati: la lunghezza, lo stile di scrittura, la durata”, ha commentato Nassivera al margine del workshop, sottolineando la cifra stilistica del format, la grande libertà, aspetto che si coniuga in modo particolare con la capacità delle nuove generazioni di consumare l’informazione.

L’esperienza franco-tedesca di Arte nell’ ambito del webdoc risulta innovativa nell’ intero panorama europeo. “Abbiamo osato molto, ma abbiamo creduto nei nuovi linguaggi multimediali. La carta stampata e la tv non riescono a coprire la totalità delle notizie che accadono nel mondo, tanto meno a dare voce a tutti coloro che non la hanno. Non bisogna avere paura di cambiare”. Non si tratta solo di crisi della carta stampata, si tratta di imparare a saper raccogliere stimoli nuovi. Sono tanti i canali che si stanno preparando a questa grande rivoluzione dell’informazione: uno tra questi è Vice. “Vice è un prodotto buono, poiché racconta la realtà con lo stesso linguaggio di coloro che lo guardano; non si può essere presuntuosi e arroccarsi su delle posizioni antiche”. È questo l’appello che arriva dalla Francia, dove ogni giorno, all’ ora del tg, come ricorda Nassivera si celebra “la grande messe”.

Maria Panariello