“Oltre a proseguire le indagini sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto venti anni fa c’è da fare un’indagine sul depistaggio”. Così Domenico D’Amati, legale della famiglia Alpi e membro del direttivo di Articolo21 interviene nel dibattito avviato con l’inchiesta di ToxicLeaks pubblicata su “il Manifesto” e rilanciata dal deputato Claudio Fava, intervistato da Libera Informazione. Sono migliaia i documenti e i dossier che potrebbero svelare il traffico internazionale dei rifiuti tossici e i mandanti dell’assassinio dei due giornalisti, uccisi il 20 marzo del 1994 proprio perché su questi temi stavano indagando. Eppure queste carte sono secretate, occultate, non disponibili.
Avvocato D’Amati, venti anni di indagini, spiragli di verità ma altrettanti silenzi, omertà…
Nel 2007 la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione del processo sostenendo che non vi erano altre indagini da svolgere. Il Gip ha negato l’archiviazione e, accogliendo la nostra opposizione, ha disposto numerosi accertamenti. Oltre venti. Vuol dire che non era stato fatto molto in precedenza.
Chi ha maggiormente ostacolato la verità?
Ilaria e Miran stavano indagando sui traffici di armi e sui rifiuti tossici, evidentemente questo tipo di traffici è stato condotto da organizzazioni potenti che non facilitano le indagini e, anzi, cercano di porre ostacoli al raggiungimento della verità. Addirittura ci sono testimoni chiave che oggi sembra impossibile reperire. Tutto questo fa pensare che ci sia un’azione di depistaggio.
Risulterebbe l’esistenza di una montagna di documenti, a quali è vietato l’accesso, e che potrebbero aiutare a conoscere la verità
E’ fondamentale che queste carte siano rese pubbliche e che ai cittadini sia data la possibilità di sapere. Confido che la procura della Repubblica di Roma che adesso ha un ruolo preminente si impegnerà per cercare di rivoltare quei tanti sassi che ancora bisogna girare. C’è molto da fare speriamo che tutti gli organi dello Stato collaborino. In primo luogo la Camera dei deputati che deve desecretare documenti fondamentali, quelli sui traffici dei rifiuti tossici.
Anche i servizi segreti?
Certamente. Sappiamo che dell’esistenza di alcuni rapporti dei loro uffici periferici che accreditavano la teoria del complotto. Rapporti che adesso giacciono nel dimenticatoio. E non ci è dato sapere il perché.
Stefano Corradino – Articolo21