Laura Boldrini al Premio Ilaria Alpi: “Con desecretazione faremo venire a galla i colpevoli”

“In una grande democrazia bisogna fare i conti con il proprio passato”. Dure le parole, secchi i toni.  La Presidente della Camera, Laura Boldrini, arriva oggi al Premio giornalistico Ilaria Alpi, accompagnata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Marco Minniti, per  fare il punto sulla desecretazione degli atti giudiziari del caso Alpi-Hrovatin.

È un clima di attesa quello che si respira a Riccione, città che da vent’anni ospita il premio intitolato a Ilaria, con la speranza  che da questo incontro vengano fuori  parole di verità e  di fiducia, quelle che servono per rinsaldare il logorato rapporto con le istituzioni, quelle che da vent’anni, i genitori di Ilaria e il suo entourage aspettano impazienti.

Moderatrice dell’incontro, Maria Cuffaro, volto del Tg3, inviata di guerra, ma soprattutto amica di Ilaria. “Ho conosciuto Ilaria, quando entrambe eravamo precarie, ma soprattutto quando avevamo dei sogni, sogni di giustizia perlopiù”. E forse all’epoca, la Cuffaro neanche immaginava che si sarebbe trovata a chiedere alla presidente della Camera una verità giudiziaria per la sua amica.

La Presidente inaugura il dibattito, precisando che il provvedimento delle desecretazione degli atti del caso Alpi sia ancora più nobile, poiché partito dal basso. I Verdi, Green Peace e Change.org infatti sono state le prime entità ad avanzare la richiesta di indagini sulle navi dei veleni e sul lavoro della Commissione sul ciclo di rifiuti. “Grazie alla loro richiesta, abbiamo voluto portare alla conoscenza dell’opinione pubblica anche le dichiarazioni di Carmine Schiavone, il boss dei Casalesi, pentito e prestato alla magistratura. Una scelta rischiosa, ma necessaria se vogliamo rendere consapevole l’opinione pubblica”. Un’operazione trasparenza insomma, “per rigenerare completamente il panorama politico italiano, per far venire a galla le nostra colpe e responsabilità e quindi andare avanti”.  Sono oltre 300 i documenti  resi disponibili da poco sul sito della Camera, oltre a quelli già sbloccati dal 23 giugno. La speranza prefigurata dalla Presidente è che si arrivi allo sblocco definitivo del fascicolo degli atti. Più che un “bisogno giudiziario”, la desecretazione appare come una sorta di elisir per le coscienze degli italiani, totalmente assuefatti alle ingiustizie e alle diseguaglianze. “Bisogna assegnare i torti e le ragioni. Non abbiamo iniziato a fare, lo stiamo già facendo. Non bisogna temere di dire ciò che siamo; serve una presa di responsabilità”.

Frenate e prudenti invece, le parole del sottosegretario Minniti, commosso dalla situazione, commosso dalla storia di Ilaria. Sarà lui a seguire i lavori di desecretazione e sarà lui a visionare gli atti. “Bisogna agire nel rispetto della verità, ma anche della legge. Bisogna arrivare fino in fondo a questa storia, ma senza violare le norme di sicurezza. Il rapporto che lega libertà e sicurezza non è una “e” congiunzione, ma una “è” con accento. Per me, libertà è sicurezza”. Parole che sembrano placare gli entusiasmi dei presenti in sala, che lasciano prevedere un dietrofront sul provvedimento definitivo, che mira alla desecretazione complessiva.  Sono tanti gli atti che verranno desecretati, atti dell’intelligence italiana, atti che riguardano gli anni più bui della nostra storia, quella che va dal ’69 all’ ’84. Il sottosegretario Minniti ha parlato di una fila di 70 metri di documenti; tra questi, i primi saranno pubblicati entro novembre. “La lettura degli atti può aiutare ad interpretare meglio i fatti accaduti, ma soprattutto, costruisce una memoria collettiva”. Due i vincoli che saranno posti al processo, quello della firma di un’autorità straniera e del nome di un uomo di stato ancora in vita che non sia italiano. “Clausole che fanno mal sperare” – commenta la presidente del Premio Ilaria Alpi, Mariangela Gritta Grainer –  “oggi siamo in una fase in cui manca completamente la fiducia. Mi aspetto che la storia di Ilaria possa rinsaldare la fiducia, altrimenti non ci sarà futuro per questo paese”.

Raccoglie l’invito la Presidente Boldrini, “capisco la diffidenza, perché è anche la mia. La nostra strada è tutta in salita, perché le persone non si fidano più, ma bisogna valutare gli altri sulla strada dell’impegno”. Far emergere per ricostruire, dunque, “ricucire nell’ottica di salvare”.

Maria Panariello

Foto di Riccardo Gallina