Maria Cuffaro, inviata e conduttrice del Tg3, ha presentato e moderato l’incontro di stamani: “Omicidio Alpi – Hrovatin. Il punto sulla desecretazione”, appuntamento nel quale si è tentato di fare il punto della situazione circa il processo di divulgazione di documenti precedentemente coperti da segreto di stato, in particolare quelli raccolti dalle Commissioni Parlamentari di Inchiesta sul caso Alpi – Hrovatin e sulle navi dei veleni. Alla conferenza erano presenti anche la Presidente della Camera Laura Boldrini, tra i principali sostenitori della desecretazione, insieme a Marco Minniti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri e Mariangela Gritta Gainer, Presidente dell’associazione Ilaria Alpi. Maria Cuffaro può vantare una carriera giornalistica ecclettica e prestigiosa, vissuta prima come inviata del Manifesto (India, Palestina, Sudafrica), poi in radio, per approdare infine in Rai. L’abbiamo incontrata al margine dell’incontro di oggi.
Maria Cuffaro, lei come Ilaria è stata per molti anni inviata all’estero. Che cosa spinge una giornalista a coprire zone di guerra, nonostante il pericolo?
La curiosità. Prima di tutto la curiosità. Non siamo soli e non possiamo fare finta di esser soli. Andare all’estero vuol dire essere umili, tentare di capire che cosa succede fuori dal nostro mondo per poterlo poi raccontare.
Cosa si sente di consigliare ai nuovi giovani giornalisti?
Consiglio di imparare le lingue, non più solo l’inglese e continuare a provarci nonostante le difficoltà.
A rischiare in zone di guerra spesso sono i freelance con poche tutele…
Nelle zone di guerra muoiono soprattutto i freelance. Devono avere più diritti e anche più soldi. Bisogna arrivare ad avere dei contratti e retribuzioni che abbiano una dignità.
Una parola per descrivere Ilaria Alpi.
Era determinata e dolcissima.
Flavia Giampetruzzi
Leonardo Filippi