Mafia e beni confiscati. La necessità di nuove regole, e i buoni risultati raggiunti in questi anni. Spazio a “Beni di tutti. L’amministratore giudiziario nella gestione dei beni confiscati alle mafie” alla ventesima edizione del Premio Alpi a Riccione all’interno del progetto “Stop Blanqueo”. Con un ospite d’eccezione: l’ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli è intervenuto al Premio affrontando innanzitutto la questione dal punto di vista giuridico, sottolineando in particolare come sia determinante nella lotta alla criminalità organizzata l’erosione del capitale. “C’è la necessità assoluta di combattere il crimine organizzato non soltanto perseguendo i reati espliciti – ha detto Caselli – bensì colpendo il patrimonio”. I risultati sin ora raggiunti in Italia sono soddisfacenti: in questi anni, partendo dalle regioni maggiormente interessate dal fenomeno mafioso, le confische sono state sempre in numero crescente. Ciononostante, il magistrato ha auspicato come contromisura efficace uno snellimento delle procedure. A tal proposito, il 29 agosto scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato un ddl con articoli che prevedono delle importanti introduzioni relative alle funzionalità del sistema. A cui si aggiunge l’impossibilità di difendersi dal processo di confisca in caso di evidente sproporzione fra ricchezze reali e ricchezze dichiarate. All’incontro sono intervenuti anche Bruno Piccioni, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Rimini e Giovanna Ollà, presidente del Tribunale di Rimini. Altri professionisti hanno partecipato al dibattito: l’avvocatessa Stefania Di Buccio e i commercialisti Giancarlo Ferrucini e Marco Tognacci. A moderare Stefania Pellegrini, docente di sociologia del diritto all’Alma Mater di Bologna. Centrale nel dibattito il ruolo dell’amministratore giudiziario e la responsabilità pubblica della sua professione: dal confronto è emersa la necessità di nuove figure professionali che coadiuvino il lavoro dell’amministratore. Il convegno è stato anche occasione per presentare il Master Universitario di II livello di Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscate alle mafie, che punta, attraverso la formazione post-laurea, a rispondere ad un’esigenza precisa: supplire alla mancanza di competenze in relazione al procedimento disegnato dal Codice Antimafia. Bruno Piccioni ha infine rivolto anche un appello all’imprenditoria locale affinché eviti forme di collusione con apparati legati alla criminalità organizzata, auspicando che la realizzazione di questo progetto sia motivo di inclusione professionale per le giovani generazioni.
Cristiana Mastronicola