Ilaria Moroni, Rete Archivi: “Senza archivisti la desecretazione è inutile”

Ilaria Moroni è responsabile della Rete degli archivi per non dimenticare, nata per censire i documenti su mafia, terrorismo, stragi ed eversione, che il prossimo 5 maggio promuove un convegno presso l’archivio di Stato di Firenze dal titolo “Carte a rischio. Sulle tracce di una memoria sommersa“. Ha studiato a lungo i problemi connessi alla consultazione delle carte, per questo solleva alcuni interrogativi sulla desecretazione avviata dal governo Renzi.

“I problemi con le carte sono tanti, e riguardano anche quelle già consultabili. Ci sono le commissioni parlamentari d’imchiesta – spiega Moroni a Ilariaalpi.it – che hanno riversato la documentazione nell’archivio storico della Camera e del Senato. L’accesso, che dobrebbe essere libero – fatta eccezione per le carte riservate – in realtà non lo è”. 

Un ruolo determinante per l’accesso ai documenti lo giocherà quindi il regolare funzionamento degli archivi?

“Sì, ed è un problema che solleviamo da tempo. Gli archivi di Stato sono pieni. Da tempo non ricevono più la documentazione istituzionale, perché non sono adatti a ricevere le carte. Quindi mi chiedo come faranno a gestire questo nuovo afflusso di documenti, che sarà consistente. Loro dicono che li riverseranno tutti nella sede centrale dell’archivio di Stato di Roma, ma non so come andrà”.

Quindi la desecretazione potrebbe di fatto scontrarsi con un problema molto più concreto, lo spazio fisico negli archivi?

“Certo, la desecretazione potrebbe essere inutile senza affrontare questa questione. Spendiamo per le sedi degli archivi di Stato 21 milioni all’anno di affitto, e si tratta di sedi piccole del tutto inadatte a ricevere i documenti, e molto costose. E  non c’è solo il nodo dello spazio, ma anche quello delle professionalità. Gli archivisti sono pochissimi, sono anni che il Ministero dei beni culturali non bandisce un concorso per archivisti. Sono talmente pochi che non stanno neanche nelle commissioni di sorveglianza”.

Quindi in questo quadro cosa proponete? 

“I documenti vanno innanzitutto inventariati, ci vuole un indice, e poi vanno digitalizzati. Noi vorremmo che questo fosse esteso anche per gli archivi giudiziari, quelli dei Tribunali. Vogliamo mettere online anche le sentenze. Non è possibile che ci siano gli archivi dei Tribunali che sono in mano a una singola persona, al cancelliere che è la memoria storica. Lui ricorda tutto, ne abbiamo incontrato uno molto bravo che ci ha mostrato le carte del processo Feltrinelli, ad esempio. Le ha trovate chissà dove in fondo al magazzino. Quando se ne andrà lui però, tanti saluti. Vanno fatti nuovi concorsi, nuove assunzioni, e vanno pensate nuove sedi per sistematizzare gli archivi. Si possono usare le caserme dismesse, come propone l’on. Paolo Bolognesi. Ma è venuto il momento di affrontare un problema serio che mette a rischio un patrimonio documentale fondamentale per il nostro Paese”.

Andrea Tornago