Media e Migranti, il corso di giornalismo sulla multiculturalità. La seconda lezione

Semplice e diretto, in breve divulgativo. È questa l’idea che ha del documentario Davide De Michelis, documentarista e decennale volto dei reportage sugli animali realizzati da Rai Tre per i programmi condotti da Licia Colò, da Il Pianeta delle Meraviglie a Timbuctù. Al secondo appuntamento con le lezioni di Word Communication il documentario è stato protagonista indiscusso. Inteso come prodotto differente dal reportage giornalistico ma al quale, a volte, strizza l’occhio “questo illustre sconosciuto”  – come lo definisce De Michelis – si è ritagliato nel tempo, uno spazio di notevole importanza.

“Quando il reportage arrivò in Italia dai 50 ai 70 anni fa era fondamentalmente un prodotto noioso. Di stampo naturalistico. Non si faceva altro che mostrare il mondo degli animali, via via in zone sempre più lontane dal mondo. Adesso è diverso”.

Tutt’altra storia, direi. Diretto prevalentemente ad un pubblico televisivo, il documentario si presenta come un prodotto a metà tra cinema e reportage giornalistico con una maggiore cura estetica e contenutistica rispetto al reportage giornalistico.

Mentre al reportage televisivo si può perdonare qualche peccatuccio di stile o qualche incertezza nelle inquadrature piuttosto che nel montaggio al documentario no. Perché?

Perché la bella immagine e la ricercatezza possono essere immolati sull’altare della strettissima contingenza e interesse dell’attualità dei fatti che capitano nel mondo. Fuori dalla frenesia dell’attualità nulla viene più perdonato. Anche per questo il documentario non per forza deve occuparsi di temi di attualità. La tendenza generale, negli ultimi anni, è stata quella di andare a fare approfondimento laddove c’è stato il fatto di cronaca forte. Ecco che il dopo emergenza Lampedusa ha prodotto una gran quantità di documentati dedicati a diversi aspetti della vicenda. Ma non è sempre così. A volte il percorso può essere inverso. È il caso di Biùtiful cauntri di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero, realizzato nel 2007 e dedicato alle ecomafie e allo scandalo dei rifiuti a Napoli e dintorni. Qui i giornalisti sono arrivati prima che scoppiassero le rivolte dei cittadini e il caso televisivo. Il prodotto è diventato un caso editoriale (Rizzoli) venduto nelle librerie in un cofanetto libro+dvd.

Ovvio è che gli approcci possono essere tutti diversi. La mano di questa figura polifunzionale qual è quella del giornalista/regista/autore/documentarista può sentirsi in modo pesante ma il nostro professore De Michelis è più lineare su questo concetto. “L’obiettività non esiste. Normale che dietro ad uno sguardo ci sia un occhio e attaccato all’occhio un cervello ma si può cercare di essere il più divulgativi possibile. Avere in mente il pubblico di riferimento e non solo in base alla rete per la quale si produce ma anche per la fascia oraria nella quale si va in onda”. Un prodotto ad hoc, quindi, tagliato sul pubblico. La Casalinga di Voghera tanto rispettata e temuta – allo stesso tempo- da De Michelis, pare, a tratti, la sua musa ispiratrice. Niente di sbagliato in questo. La scelta dell’ autore di realizzare un prodotto divulgativo lo spinge verso la cura e l’attenzione della semplicità e della linearità del messaggio. Nulla toglie a tutti gli altri stili, con più manierismo e ricercatezza della particolarità – a volte unicità – dello sguardo ma che difficilmente passano in tv. Il telespettatore infatti, bulimico del telecomando ha bisogno di un certo tipo di immagine e messaggio per essere catturato e incollato al divano. “Tendenzialmente ci sono delle regole che vanno rispettate. Ma l’altra sera ho visto su Rai Tre un programma che in seconda serata mandava, per scelta, 4minuti e mezzo di silenzio. Io pensavo fosse un suicidio. Il giorno dopo ho visto le curve dell’Auditel e mi sono accorto che in quel frangente il pubblico è addirittura diventato più numeroso”. Non c’è che fare. Al caso e all’imprevedibilità umana si deve piegare anche il più devoto dell’oramai anziana Casalinga di Voghera.

Angela De Rubeis