Antonio Ingroia: “Abbattere il muro del silenzio”

 (foto di Silvia Cancellieri)Depistaggi, coperture e omissioni: Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo, non usa mezzi termini per descrivere il clima di silenzio attorno alle stragi di mafia in Italia, anche se riconosce che “molti passi in avanti sono stati fatti negli ultimi decenni”. Ingroia è arrivato al premio Ilaria Alpi per partecipare all’incontro di giovedì 16 su Il filo rosso della verità. Dal caso Ilaria Alpi alle stragi e i delitti che hanno insanguinato l’Italia, a cui hanno preso parte Mariangela Gritta Grainer, portavoce dell’associazione Ilaria Alpi, Sergio Materia, socio di Libertà e Giustizia e Giuliano Turone, il magistrato che insieme al collega Gherardo Colombo scoprì gli elenchi degli iscritti alla P2. Ed è proprio Turone a sottolineare la presenza di buchi neri nelle inchieste italiane.

In prima linea nella lotta alla mafia, Ingroia si è formato a fianco di Falcone e Borsellino. Prima di entrare nella sala gremita del Palacongressi di Riccione, sotto lo sguardo attento e pacato della sua scorta, risponde alle nostre domande.

Stragi irrisolte: quali sono gli ostacoli che determinano questa situazione di stallo nell’attività giudiziaria?
C’è sempre stata una cappa di silenzio su tutte le stragi nel nostro paese. Abbiamo fatto qualche passo in avanti dentro quella che io definisco l’anticamera della verità, ma per entrare nella stanza della verità bisogna dare un’altra spallata alla porta. E, concretamente, per fare questo occorrono una magistratura autonoma, forze di polizia dotate di un’attrezzatura tecnica adeguata e anche un grande sostegno da parte dell’opinione pubblica. Il mondo del giornalismo gioca un ruolo importante affinché tenga i riflettori accesi su queste indagini.

Scrivere libri e rilasciare interviste è solo un metodo per far conoscere il suo lavoro o anche un modo per difendersi da certe accuse?
Un po’ l’uno e un po’ l’altro. Credo che la funzione dei nostri libri e degli interventi pubblici sia quella di tenere alta l’attenzione anche di chi è distratto o poco informato su questi temi, su questi buchi neri della nostra storia che meritano di essere rischiarati.

I suoi maestri Falcone e Borsellino erano spesso isolati nel loro lavoro: lei si sente isolato?
Credo di essere più fortunato rispetto a loro, perché Falcone e Borsellino erano molto isolati all’interno della magistratura, mentre oggi la magistratura, complessivamente, è vicina ai loro insegnamenti, più di quanto non fosse allora. Anche loro incontravano ostilità nei luoghi delle istituzioni e della politica, ma il livello di scontro con la magistratura oggi è più alto di allora.

Come interpreta la volontà del nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, di creare una commissione antimafia?
Credo che sia un segnale politico forte e uno strumento operativo efficace, oltre che un’attestazione, da parte della maggiore carica cittadina milanese, che a Milano la mafia c’è. Visto che qualcuno ha messo in dubbio anche questo…

Più volte nel corso dell’intervista, il rumore del treno impedisce di sentire domande e risposte in modo chiaro. Ingroia sorride e ricomincia pazientemente.

di Francesca Martelli