“Sono nato nel 1982 e quando morì Ilaria avevo 12 anni.
A casa mia l’unico telegiornale visto dalla famiglia al completo era il TG3. Ricordo come se fosse ora l’edizione straordinaria del 20 marzo, con un Flavio Fusi distrutto ed in lotta contro se stesso per trattenere le lacrime.
Rimasi colpito dalla sua umanità, lontanissima dalla classica impostazione algida ed asettica dei TG. Con gli anni mi appassionai, come molti, ai vari e numerosi lati oscuri della prima repubblica e a quel blob indefinito composto da servizi segreti deviati, faccendieri, politici, criminalità organizzata, in particolare sugli strani legami tra l’omicidio di Alpi/Hrovatin e la tragedia del Moby Prince, un mistero forse superiore a quello di Ustica, che in Italia sembra interessare a ben poche persone.
Ho sempre avuto un’ammirazione enorme verso i giornalisti inviati nelle zone di guerra ed il modo nel quale Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono eliminati mi turbò sin dall’inizio. Vedere poi il ridicolo corso delle indagini (in maniera particolare l’atteggiamento vergognoso di Carlo Taormina) sul loro omicidio è stato assurdo, una storia che si ripete ad libitum.
Una volta scritto questo articolo, mi sono sentito quasi in dovere di mandarlo alla vostra associazione, che da anni oltre a ricordare la figura di Ilaria Alpi in modo assolutamente non scontato, è diventata (a mio avviso) un faro per il giornalismo.
Grazie mille.
Karim”
Le mani sulla testa. L’articolo di Karim Qqru – batterista degli Zen Circus – dedicato a Ilaria Alpi