Alla presentazione del libro Italicus non mancava nessuno: Roberto Scardova, l’autore, vicecaporedattore e inviato speciale del Tg3 e Maurizio Torrealta, storico volto della Rai, microfono in mano, centinaia di storie da raccontare in una galleria del Palacongressi gremita. Per iniziare la strage del treno Italicus è solo un pretesto: la prefazione di Claudio Nunziata anticipa tutto: “La verità fu che qualcuno dichiarò guerra al popolo italiano. Una guerra non ortodossa, combattuta non con gli eserciti in campo ma con vili assalti portati per mezzo di attentati e violenze diffusi in modo indiscriminato”. I fatti si intrecciano con i nomi, le contraddizioni di un Paese lacerato fuoriescono dai resoconti lucidi di Roberto Scardova. Era il 1974, “anno cruciale per la Storia dell’Italia”: la cosiddetta “strategia della tensione” stravolgeva con le bombe l’ordine democratico, settori deviati dello Stato minacciavano l’assetto costituzionale. Fascisti e organizzazioni massoniche, capi indiscussi, le carte di Licio Gelli, Pietro Rampulla e la stazione di Bologna. “In questo paese non si perde mai nulla, c’è sempre continuità”, afferma l’autore del libro, abbozzando un sorriso. Un filo rosso unisce i 12 morti e i 48 feriti della strage dell’Italicus con la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, un filo rosso lega le organizzazioni criminali che imperversano da decenni nel nostro paese con apparati paramilitari preposti alla salvaguardia di un ordine prestabilito che potesse escludere, negli anni di piombo, negli anni del movimento operaio e del compromesso storico, le sinistre dal governo. Un filo rosso che trascina dietro di sé la lunga serie di depistaggi, di insabbiamenti, di verità non dette e di documenti trafugati.
Esiste però anche una costante giudiziaria: gli attentati e le stragi non hanno colpevoli, ma soltanto imputati: nessun mandante, nessun autore materiale. “Per molto tempo questo paese è rimasto sotto il controllo di organizzazioni eversive” ripete Roberto Scardova, ricordando i Nuclei di Difesa dello Stato, la Gladio, gli accordi e i compromessi di un mondo parallelo sotterraneo. Le parole d’ordine, i concetti chiave: condizionare lo Stato e annullare gli spazi di partecipazione. Maurizio Torrealta non si trattiene: le domande vengono meno e le risposte aprono nuovi scenari, nuovi percorsi di ricerca. “La verità restituisce la giustizia. Senza di essa non possiamo difendere la democrazia, la Costituzione per cui abbiamo combattuto fino ad oggi”. I riferimenti al presente invece seguono sottotraccia i racconti di un passato non troppo passato. Roberto Scardova enumera le conquiste ottenute dalla società civile, le rivendicazioni, le vittorie e l’introduzione dello Statuto dei Lavoratori: evento storico che provocò l’indignazione del potere occulto, i rallentamenti nelle procedure ad opera dei soliti noti. “ Non mi sento tranquillo – conclude l’autore, ripiombando nel presente – a pensare che, oggi come oggi, ripensando a sessanta anni di storia italiana, qualcuno voglia cambiare, stravolgere lo Statuto dei lavoratori, dopo anni di battaglie”.
Maurizio Franco