La desecretazione comincerà da caso Alpi. Lo ha assicurato il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, secondo cui la procedura di declassificazione dei documenti sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin verrà terminata «entro la prima settimana di maggio».
I documenti dell’intelligence dovrebbero essere riversati nell’Archivio di Stato, dove però – come fa notare oggi l’ex generale Paolo Inzerilli oggi su il manifesto – rimarranno accessibili solo agli «aventi diritto»: di sicuro, non i semplici cittadini e nemmeno i giornalisti.
La mole di documentazione è ragguardevole: l’ex direttore del servizio segreto militare, Adriano Santini, aveva rivelato che l’agenzia di intelligence avrebbe prodotto, sul caso Alpi e sulla Somalia, ottomila documenti riservati. Cruciale resta quindi la questione del regolamento che dovrà normare l’intera discovery: chi e come potrà accedere ai documenti, una volta declassificati, dove verranno concentrati, in che modo sarà possibile entrarne in possesso.
E pesa anche il dubbio sull’elenco dei documenti dei Servizi: molta documentazione riservata, spiegano gli esperti, è priva di numero di protocollo e non inventariata (gli elenchi segreti sono, in ultima analisi, a loro volta segreti e gestiti dai Servizi). Quindi sarà probabilmente una scelta delle agenzie di intelligence quali documenti inserire nella desecretazione.
Mentre sarà possibile in tempi più stretti, e con minore difficoltà, accedere alla documentazione riservata prodotta dalla Camera dei Deputati: in quel caso, dopo la decisione della Presidente della Camera, Laura Boldrini, sarà possibile consultare verbali di audizioni e documenti classificati come è accaduto per il verbale di Carmine Schiavone del ’97.