Ucraina: le ragioni della crisi. Il punto di vista di Giulietto Chiesa

Intervistiamo Giulietto Chiesa sulla recente crisi in Ucraina che ha visto coinvolti anche gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la Russia. Chiesa, giornalista di grande esperienza e storico corrispondente dalla Russia per varie testate e televisioni italiane, nonché attualmente direttore della WebTv PandoraTv, ci spiega il suo punto di vista su quella che sembra avere assunto le dimensioni di una nuova guerra fredda. 

Ci può spiegare le ragioni storico – politiche che hanno portato alla guerra oggi in Ucraina?

L’Ucraina non è mai stato un paese unito, piuttosto un patchwork, un mosaico. Vi abitano molte minoranze che parlano quasi tutte russo e con la loro storia. Serve una grande delicatezza per tenere insieme un paese con queste caratteristiche. Ciò che si doveva evitare era di forzare la divisione interna. Bisognava rimanere neutrali e avere buoni rapporti sia con la Russia, sia con l’Europa: è vero che c’è una parte di popolazione che vuole andare in Europa, ma anche un’altra che invece vuole mantenere le sue tradizioni più legate alla Russia. Si dovevano rispettare la volontà della maggioranza e quella della minoranza, e invece è arrivata la pretesa degli americani di dettare la loro legge. L’unico obiettivo degli americani era quello di espandere l’alleanza militare della Nato. Nel 2008 il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov disse una frase profetica: “Non forzate la mano in Ucraina perché potrebbe diventare l’occasione di una guerra civile”. Un mese dopo la Nato dichiarerà che l’Ucraina e la Georgia entreranno nella Nato. Una bella provocazione. Fino a che punto voleva continuare ad accerchiare la Russia? Siamo di fronte a una vera e propria aggressione nei confronti della Russia, nonostante i media occidentali dicano il contrario. Se non si fosse fatta questa cosa non ci sarebbe stata nessuna guerra. Gli americani ci hanno trascinato in questa guerra pensando che il conto l’avrebbe poi pagato l’Europa.

Cosa ci può dire sugli interessi commerciali legati principalmente ai gasdotti che passano dall’Ucraina?

L’obiettivo degli americani era prendere in mano i rubinetti del gas e ci sono riusciti. Adesso quel gas è in mano alla Shell e l’obiettivo è di venderlo loro agli europei. Gli americani, infatti, non hanno il gas, perché non esiste ancora una pipeline che passa sotto l’Oceano Atlantico. Chi porterà adesso il gas in Europa? I dirigenti europei tutti, dalla Merkel a Renzi, sono caduti nella trappola americana perché sono solo ostaggi degli americani.

Come pensa che si risolverà questa crisi?

Mi auguro che non ci sarà nessuna guerra. Putin ha detto una cosa ragionevole: dopo avergli chiesto di fare da mediatore, ha asserito che la Russia non lo farà perché non centra nulla con questa guerra. Il Donbass deve proclamare il cessate il fuoco e discutere col governo di Kiev. L’unica cosa che so per certo è che il Donbass non entrerà mai in Russia, ma sarà indipendente e si chiamerà Novorossia. Gli occidentali non capiscono che la Russia non ha intenzione di incorporare il Donbass, ma solo di aiutare i russi che vi risiedono. Bisogna vedere se l’Ucraina entrerà nella Nato, e se questa situazione continua il rischio di una guerra generale è altissima. Gli europei devono fermare gli americani che invece vogliono solo andare fino in fondo. Preghiamo che ci riescano.

Natascia Grbic

L’Europa tra Obama e Putin. Il ruolo dei media nelle crisi internazionali.