Le mafie nel riminese: la parola agli operatori del turismo

I giornali spesso parlano delle operazioni riguardanti la criminalità organizzata portate a termine dalle forze dell’ordine. Al contempo tanto le istituzioni locali quanto il mondo dell’associazionismo cercano di spiegare le modalità con cui le mafie si sono insediate e poi radicate nel territorio riminese. Se questo può essere un segnale del risveglio della comunità di fronte a un così grave problema per molto tempo ignorato o nel migliore dei casi sottovalutato, è ancora presto per dirlo.  Un passo in questa direzione è stato compiuto con la formulazione di un questionario – sottoposto agli operatori commerciali del territorio – sulla percezione della presenza delle mafie nel territorio riminese.

Conoscere per capire

Difatti, poco si sa delle opinioni di chi nella propria quotidianità può trovarsi di fronte a problematiche legate alla criminalità organizzata, ossia gli operatori economici del territorio. Da un lato, difatti, le denunce anche per reati di estrema gravità quali l’usura e l’estorsione nel riminese sono sempre state poche, a dispetto degli oltre quaranta casi documentati con le operazioni Vulcano, Vulcano 2 e Mirror. Dall’altro è difficile canalizzare le opinioni dei piccoli e medi imprenditori, se non attraverso le associazioni di categoria. Come rileva il presidente della Confcommercio Gianni Indino “i nostri imprenditori sono le sentinelle sul territorio, sono coloro i quali vivono e subiscono in prima persona le crescenti esigenze di sicurezza e legalità. E’ fondamentale quindi ascoltare la loro voce, la loro testimonianza. Soprattutto oggi, perché proprio nei periodi di crisi si elevano i rischi di infiltrazioni mafiose nell’attività d’impresa”.

Il questionario

Proprio in quest’ottica nasce il questionario che la Provincia di Rimini in collaborazione con la Confcommercio e la Confersecenti ha deciso di sottoporre agli operatori della ristorazione.  “L’obiettivo è quello idi verificare la percezione della criminalità organizzata nella zona da parte degli operatori commerciali, per capire se il problema viene sentito o se viene esplicitato, manifestato, o, piuttosto, se vi è reticenza a discuterne” spiega Vincenzo Scalia, ricercatore dell’Università di Bologna e curatore del questionario. E aggiunge: “la nostra ipotesi è che il civismo e un certo livello di capitale sociale rappresentino degli anticorpi positivi per il contrasto alla criminalità organizzata”. Allargando magari gli orizzonti in prospettiva comparata sicuramente sarà possibile conoscere ancora meglio se il “capitale sociale” rappresenti davvero un antidoto al radicamento mafioso nel territorio. Di certo, l’ultimo triennio nel campo della lotta alle mafie ha lasciato poco margine al dubbio: i cosiddetti “anticorpi” non hanno prodotto un risultato pari alle attese. C’è però un segnale positivo; come sottolinea Scalia “il tasso di restituzione è stato ottimo, oltre il 50%. Anche se i dati sono in corso di analisi, c’è da supporre che gli esercenti hanno intenzione di parlare del problema”. Sulla stessa linea d’onda si muove sempre Gianni Indino che, intervistato sul questionario ha rilevato l’adesione degli associati Confcommercio “a questa iniziativa con interesse e solerzia, perché ben consapevoli dell’importanza di ogni azione volta a preservare l’economia legale di un territorio”.

Infine la collaborazione inter-istituzionale: un passo fondamentale per tentare di arginare il fenomeno. “Ognuno deve fare la propria parte –  singoli cittadini, imprenditori, Associazioni, Istituzioni, Forze dell’Ordine – affinché l’impegno per la tutela e la promozione della legalità venga alimentato e rinnovato quotidianamente” conclude Indino. Un punto di partenza importante se si vuole capire e contrastare il fenomeno mafioso in ogni sua forma.

Questi saranno alcuni tra i temi affrontati venerdì a partire dalle 9:30 al Palazzo del Turismo di Riccione nell’ambito delle iniziative legate al progetto Stop Blanqueo. Per maggiori informazioni, clicca qui.

Davide Vittori