Mariangela Gritta Grainer: “Vogliamo un 2015 senza più segreti per Ilaria”

“Questo ventennale è stato davvero speciale: per l’impegno straordinario di Luciana Alpi, dei mass media e dei social network, in particolare della Rai e dei tanti giornalisti e operatori dell’informazione… di tutti noi dell’Associazione Ilaria Alpi e delle moltissime iniziative che si sono svolte in tutte le parti d’Italia”. Mariangela Gritta Grainer, già parlamentare e docente, è la presidentessa della nostra Associazione e una delle persone più titolate a parlare di Ilaria Alpi. L’abbiamo intervistata con uno sguardo al passato recente, con le sue rivelazioni, e un altro rivolto al futuro, agli imminenti giorni del Premio Alpi.

Le cifre tonde, si sa, fanno puntare i riflettori dell’informazione e delle istituzioni sugli anniversari. Inevitabilmente, questo ventesimo anno senza Ilaria e Miran ha goduto di un’attenzione particolare da parte dei media. Ma soprattutto, grazie anche ai continui appelli di Luciana Alpi e dell’Associazione, si è giunti alla desecretazione di alcuni documenti riguardanti il caso Alpi. È un buon inizio o un punto d’arrivo?

In questi anni abbiamo raccontato la storia vera di Ilaria. Gli anniversari e le edizioni del premio l’hanno scandita aggiungendo via via pezzi di un grande puzzle. Sappiamo che aveva raccolto materiale importante e anche le prove di un traffico d’armi e di rifiuti tossici individuando responsabilità: per questo è stata uccisa insieme a Miran, prima che potesse raccontare “cose grosse” come aveva annunciato alla Rai. In questo ventennale si sono aperti forse degli spiragli per arrivare ai mandanti, agli esecutori, a chi ha occultato, depistato, mentito e per avere finalmente giustizia. Ci sono documenti, testimonianze, informative: un materiale enorme, accumulato in anni di inchieste della magistratura, delle commissioni d’inchiesta parlamentari e governative, che “custodisce” i nomi e le prove.

Su parte di questo materiale è stato posto il segreto di Stato che la legge prevede possa essere posto solamente “su atti, documenti, notizie, attività, cose e luoghi la cui conoscenza non autorizzata può danneggiare gravemente gli interessi fondamentali dello Stato”. Abbiamo sempre pensato che cercare la verità, agevolarne la ricerca non danneggi la Repubblica Italiana ma la onori esaltando i principi della Costituzione.

La scelta di avviare la procedura per de-secretare i documenti archiviati dalle commissioni bicamerali d’inchiesta e dalla commissione sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è stata annunciata il 20 marzo dalla Presidente della Camera, durante l’incontro in ricordo di Ilaria per la prima volta a Montecitorio, e dalla Presidenza del Consiglio. L’iniziativa riguarda il duplice delitto di Mogadiscio e le tante stragi che hanno insanguinato il nostro paese.

L’abbiamo definita una scelta importante che incontra il desiderio di verità e giustizia che viene dall’Italia migliore, come testimoniato anche dalle tantissime firme raccolte con l’appello promosso da Art. 21 e rilanciato dall’Associazione. Dunque possiamo considerarlo un inizio.

Puoi aggiornarci sui progressi in questi mesi riguardo la de-secretazione? In che modo quanto trovato finora ci aiuta nel ricostruire il delitto?

Sono già passati alcuni mesi dalla de-secretazione dei primi materiali della commissione d’inchiesta sulla morte dei due giornalisti e della commissione ecomafie. Questi documenti confermano che si è trattato di un’esecuzione e che fin dalle prime settimane la pista dei traffici criminali era già chiara con anche una rosa di possibili responsabili. Dal che si può dedurre che si è scelto di non “scandagliare” quella pista, di non cercare esecutori e mandanti; chi ha costruito false verità, gli assassini e chi li copre ha potuto contare sul fatto che le tracce si possono dissolvere, che alcuni reperti possono scomparire, testimoni possono mentire o morire  in circostanze misteriose, pezzi di stato lavorare all’accreditamento ufficiale di una falsa versione manipolando fatti reali. Ci sarà un incontro, durante le giornate del Premio, per fare il punto e capire perché non si procede più speditamente sulla de-secretazione. Ci sarà la presidente della camera Laura Boldrini e contiamo possano esserci anche i due sottosegretari alla presidenza del consiglio Sesa Amici (che ha dato l’annuncio in aula) e Marco Minniti (che ha la delega all’intelligence, ai servizi segreti), che abbiamo invitato.

Azzardando una previsione, o semplicemente un augurio, che speranze ci sono perché l’anno prossimo si celebri un ventunesimo anniversario senza più segreti?

Vogliamo credere che dal 20° Premio intitolato a Ilaria si possa dire con certezza che il 2015 sarà senza più segreti anche rispetto a chi ha occultato depistato fatto carte false. Lavoriamo per questo. Già questo farebbe del 20° Premio che si apre a giorni un premio speciale. Il nostro impegno sarà forte e incessante.

Questo ventennale si è segnalato anche per due iniziative particolari. La mostra fotografica “mi richiama talvolta la tua voce” e la creazione della rosa chiamata “Ilaria”. In che modo queste due iniziative, lontane dalle solite inchieste giornalistiche, spiccano particolarmente?

La fotografia documentaria di Paola Gennari Santori ha il pregio di scoprire la dimensione più intima e personale del mondo di Ilaria, di farci conoscere una parte di lei custodita finora solamente nel ricordo di chi l’ha conosciuta e amata.

Le fotografie fanno emergere la sensibilità di una donna che sapeva sorridere, che amava la musica come gran parte dei suoi coetanei, che aveva studiato e viaggiato, che era stata una bambina molto amata. Sono frammenti di vita che accostati l’uno all’altro compongono la storia di un’esistenza spezzata perché voleva raccontare qualcosa.

Viene da pensare che se Ilaria avesse avuto accesso al web con i mezzi di oggi non sarebbe stato così “facile” uccidere due persone per farle tacere. L’informazione corre veloce ovunque oggi…

Il lavoro di Ilaria Alpi è stato portato avanti da Luciana e Giorgio e noi li abbiamo accompagnati: una rete reale che si è estesa e che non è disposta a dimenticare.

A questa rete, in tutti questi anni, si sono unite personalità del mondo della cultura, dell’informazione e dello spettacolo. Per questo ventennale altri hanno accolto l’invito dell’associazione Ilaria Alpi e hanno scritto pensieri significativi per Ilaria, alcuni dei quali accompagnano la mostra.

La creazione di una “rosa chiamata Ilaria” (inaugurata il 19 maggio a Roma presso il roseto del Museo Orto Botanico e poi davanti alla RAI) è una scelta forte e tenera. Tenera perché la rosa è un fiore e un fiore esprime tenerezza. Forte perché nasce da una ricerca, da una riflessione; Davide Dalla Libera spiega così l’idea di creare una rosa: “…Nel loro lavoro c’era questo legame con la terra e l’ambiente, questa ricerca ostinata: un lavoro fatto con perseveranza ed onestà. Questa terra è il filo che mi lega a loro…” E ancora: “…se noi guardiamo la natura, anche un fiore, come un qualcosa di eterno, perché in grado di rinnovarsi molto più che l’uomo, quella natura e quel fiore possono rimanere anche dopo la morte, quindi portare avanti l’immagine di lei.” Bellissimo, no?

Una rosa è per sempre e proietta Ilaria nell’eternità una parola che non si può spiegare ma che induce a riflettere. E poi perché accosta Ilaria alla bellezza. E perché:  “Bellezza è verità, verità è bellezza, questo solo sulla terra sapete, ed è quanto basta” (John Keats)

Tra le altre (tante) iniziative nell’ultimo anno, tra cui ricordo la lunga e approfondita trasmissione RAI del 20 marzo, ce n’è qualcuna che ti ha colpito particolarmente per la sua riuscita che vogliamo ricordare ai nostri lettori?

Ho già detto che le iniziative in giro per l’Italia sono state moltissime: ognuna aveva la sua “anima”. Vorrei citarle tutte ma potrei fare solamente un elenco senza poter dare conto dell’impegno, del calore e della passione delle donne e degli uomini che le hanno costruite. Allora vorrei ricordare che sono usciti tre libri su Ilaria: anche questo un “segno” importante di questo ventennale. Sono molto diversi tra loro dal punto di vista letterario, ma anche nell’approccio alla tragica storia di Ilaria. Il tratto comune è il rigore documentario dei racconti non privi di “invenzione”. Si tratta di Ilaria Alpi, la ragazza che voleva raccontare l’inferno di Gigliola Alvisi (ed. Rizzoli), Il coraggio di Ilaria di Fulvia degl’Innocenti (Prat edizioni), La strada di Ilaria di Francesco Cavalli (Milieu edizioni).

Un’altra iniziativa che vorrei segnalare è quella prodotta dal Teatro delle Donne/Officine della Cultura con il patrocinio dell’Associazione Ilaria Alpi: “African Requiem” un lavoro scritto e diretto da Stefano Massini con Isabella Ragonese e Luisa Cattaneo e l’amichevole partecipazione in video di Gioele Dix e Gianmarco Tognazzi, le musiche originali di Enrico Fink eseguite da Luca Baldini, Massimo Ferri, Enrico Zoi. 

Isabella Ragonese, che è stata protagonista di un “reading” a Montecitorio, è un’Ilaria Alpi appena uccisa, che si desta come da un improvviso letargo e ripercorre la propria vicenda in un susseguirsi di saette di memoria. Stefano Massini conclude così il suo progetto drammaturgico intorno alla giornalista del Tg3: un percorso teatrale affidato alle voci di tre grandi interpreti che si sono susseguite nel tempo: prima Ottavia Piccolo, quindi Lucilla Morlacchi e infine Isabella Ragonese.

E su quali (tra le tante) iniziative in programma per i giorni del Premio vuoi porre un particolare accento?

Per quanto riguarda questa ventesima edizione del Premio abbiamo un programma ricco di iniziative all’insegna:

– della memoria di Ilaria e dell’impegno per la verità e giustizia (l’anteprima con un reading teatrale con la partecipazione di Lella Costa, la serata di venerdì dedicata a Ilaria, l’incontro con Laura Boldrini…..);

– della buona informazione (confronto sulle crisi internazionali, di tragica attualità; le esperienze del giornalismo d’inchiesta nel mondo ; l’incontro con Mario Calabresi …);

– del premio alla carriera a Italo Moretti che festeggeremo insieme a un evento straordinario che di certo moltiplicherà la sua gioia: la nostra amica Estela Carlotto, presidente delle nonne di Plaza de Majo, indomabile nell’impegno per ritrovare i bambini nati da giovani donne assassinate in carcere dalla dittatura fascista, ha ritrovato suo nipote Ignacio. Evviva!

– dell’impegno contro le mafie con i diversi appuntamenti del progetto Stop Blanqueo e da quello promosso da Libera;

– delle mostre “mi richiama talvolta la tua voce”, sull’Ucraina, sui 20 anni del Premio;

– della collocazione della rosa chiamata Ilaria nel giardino di Villa Lodi Fè, con il “creatore” della rosa Davide Dalla Libera e Renata Tosi neo sindaco di Riccione

– della messa in evidenza e premiazione dei lavori e autori vincitori del 20° premio Ilaria Alpi nella serata conclusiva.

– del premio Roberto Morrione, intitolato a un giornalista con “la schiena dritta” e un grande amico, che finanzia progetti video dedicati a temi di attualità.

Insomma un anno speciale, questo 2014, e una ventesima edizione del Premio Ilaria Alpi che si annuncia – appunto – speciale.