Presentato come il “maestro di un’intera generazione di giornalisti”, Italo Moretti, ottant’anni di cui sessanta al servizio dell’informazione, ha ricevuto a Riccione il Premio Ilaria Alpi alla carriera. Con lui anche Flavio Fusi, amico e collega di una vita passata in Rai (toccò a Fusi annunciare il diretta al TG3 la drammatica notizia della morte di Ilaria Alpi), che ha dialogato con Moretti sull’America Latina, terra che li ha legati a lungo. Italo Moretti si è raccontato, ripercorrendo una storia che tagliava in due l’America del Sud, che attraversava la storia del Cile e dell’Argentina, con Allende e Pinochet in testa. Ha parlato del suo lavoro da inviato, di attento osservatore dei cambiamenti sociali, delle trasformazioni epocali che colpivano l’informazione. Spazio anche ai ricordi del lavoro in redazione al Tg3, poi anche come direttore della testata giornalistica – lo dice abbozzando un sorriso – per soli tre mesi. Un evento sconvolgente? Vedere lo Stadio Nazionale del Cile ridotto a prigione dalla dittatura, migliaia di persone rinchiuse, oppositori politici torturati barbaramente. “Li stanno torturando, c’è molta altra gente dentro” rivelava uno di loro al giovane inviato Italo Moretti, nel momento in cui le urla dagli spogliatoi echeggiavano furiose. Fu tra i primi corrispondenti a Santiago a dare notizia del colpo di stato. E l’Argentina di oggi? “Pur essendo il paese culturalmente forse più avanzato dell’America del Sud, la situazione è disperata e disperante a causa di una classe politica corrotta e avida”. Al termine della premiazione c’è spazio per ricordare Ilaria Alpi. Moretti ricorda la sua caparbietà, la tenacia di una “ragazza di buona volontà”, appena entrata in redazione, pronta a conoscere, che voleva partire “non certo per smania di avventura, ma perché aveva un background serio”, sul quale tessere la tela dei suoi racconti. Italo Moretti è stato per molti anni presidente della giuria del Premio Alpi, e fu lui a presentare il premio davanti al presidente Giorgio Napolitano durante la “Giornata dell’Informazione” del 2007. Fra i premi giornalistici ricevuti c’è stato, nel 1972, il Saint Vincent, con la cronaca telefonica da Addis Abeba di una sciagura aerea avvenuta un’ora prima, che lo aveva visto tra i pochi sopravvissuti. Dal 1979, sempre per il Tg2, fu cronista delle vicende nicaraguesi e della guerra civile nel Salvador. Nel 1987 divenne vice-redattore del Tg3, di cui fu poi direttore nel 1995, dal 1996 al 1998 fu condirettore della testata regionale della Rai. Nei suoi libri, documenta con dati e interviste la storia moderna del Cile e dell’Argentina. Da ieri, nel suo palmarès, potrà annoverare anche il Premio Alpi alla carriera.
Leonardo Filippi e Maurizio Franco
foto di Riccardo Gallini