“Dopo aver rinunciato ad Annozero e a Vieni via con me diciamo basta: la Rai non può perdere anche la trasmissione di Milena Gabanelli”. L’associazione Ilaria Alpi firma l’appello promosso da Articolo 21 in difesa del programma di approfondimento giornalistico di Rai 3, “uno dei simboli rimasti del servizio pubblico”.
In pochi giorni l’appello ha raccolto migliaia di firme, commenti e clic sui social network. Tra i primi firmatari, Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, Roberto Saviano, Michele Serra, Fiorella Mannoia, Dario Fo e Franca Rame, Caparezza, Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo. Moni Ovadia e Antonio Tabucchi.
Con loro centinaia di pensionati, studenti, casalinghe, lavoratori e disoccupati, come Enrico C., che sul sito di Articolo 21 scrive che “la Rai è nostra, fuori tutti i partiti, riprendiamocela, se parte qualche finanziamento per Report sarò lieto di contribuire” e Giorgio B., secondo cui “visto che è il popolo a pagare il canone deve essere anche in grado di decidere come meglio investire tali soldi”.
Non mancano gli imprenditori, come Gennarino S. (“I diritti non si comprano, si rivendicano”), gli operai (Nicolino D. vuole “che Report e la Gabanelli continuino a raccontare il marcio che c’è in questo paese mentre le altre reti la domenica sera vanno a tutto calcio”) e gli avvocati, tra cui Antonio B., che a proposito della copertura legale al programma che la Direzione generale della Rai intende sospendere, scrive: “Se i giornalisti di Report hanno bisogno di avvocati che li supportino sono pronto ad assisterli gratuitamente!”.
Tante, autorevoli e trasversali le adesioni anche dal mondo politico. Hanno sottoscritto infatti l’appello numero esponenti del centrosinistra tra cui Antonio Di Pietro (Idv), Nichi Vendola (Sel), Roberto Zaccaria, Francesca Puglisi, Francesco Verducci e Vincenzo Vita (Pd), Paolo Ferrero e Rosa Rinaldi (Federazione delle Sinistre), Angelo Bonelli (Verdi), ma anche Bruno Tabacci (Api) e i deputati Flavia Perina e Fabio Granata (Fli).
“L’appello che vi invitiamo a firmare – scrivono i promotori – non è contro la Rai, ma per difendere il principio di un servizio pubblico che sia uno strumento di ‘istruzione’, di informazione, magari anche di intrattenimento, ma non di ‘distrazione’ di massa”. E concludono, ricordando le parole di Enzo Biagi: “La tv per me è un servizio che si rende al Paese. I miei padroni sono sempre stati i miei telespettatori, nel rispetto delle leggi e delle regole”.