La storia di Emanuele: dal Premio Ilaria Alpi alla Biennale di Venezia

Corre l’anno 2009. Nella sezione Giovani del premio Ilaria Alpi, arriva in finale un documentario “Emanuele: la sua facoltà” che porta alla luce le vicende del giovane ricercatore alla facoltà di Farmacia dell’Università di Catania Emanuele Patanè. A raccontare la storia del ragazzo, morto nel 2003 dopo essere stato coinvolto in una brutta vicenda sul malfunzionamento dei laboratori universitari, è Francesca Marchese, in quegli anni giornalista della rete locale Telecolor e ora a Londra.

 

“Con la presente – racconta Emanuele nel suo diario ripreso dal documentario – descrivo un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l’utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza”. Il video racconta brevemente tutta la storia, dalla scoperta dei primi sintomi della malattia, sino agli ultimi giorni, quando, come dice Francesca “il male di cui soffre si fa più aggressivo. Lele scrive perché spera che la sua vicenda possa servire da esempio”.

 

Ora, la storia di Emanuele è diventata un film, realizzato da Costanza Quatriglio: Col fiato sospeso. La pellicola è proprio in questi giorni alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel film protagonista è Stella, giovane ricercatrice universitaria, ma le vicende sono quelle di Emanuele.

 

“Ho avuto la grande gioia di arrivare in finale nella sezione Giovani – dice Francesca – un’opportunità per far conoscere meglio la storia di Emanuele, e dargli finalmente voce. Adesso la vicenda è arrivata al cinema grazie al film “Con il fiato sospeso” di Costanza Quatriglio, proiettato a Venezia, ed è meraviglioso poter condividere ancora questa storia”.

 

 

 

La scheda del film di Costanza QuatriglioCol fiato sospeso