Ilaria Alpi e Mauro Rostagno a fumetti. L’intervista a Marco Rizzo

Il progetto (IN)Coscienza civile, inserito nell’ambito di “Io amo i beni culturali” e nato dalla collaborazione tra l’Associazione Ilaria Alpi e la Regione Emilia Romagna, si è occupato di coinvolgere i giovani di Riccione in alcune tematiche fondamentali tanto per l’Italia, quanto per gli altri stati. Il secondo incontro è stato dedicato alla (ri)scoperta della storia di un giornalista italiano assassinato nel 1988: Mauro Rostagno (caso su cui di recente si è finalmente pronunciata in via definitiva la magistratura). Abbiamo potuto confrontarci con la sua figura grazie a Marco Rizzo, giornalista e fumettista, che ha presentato la sua inchiesta a fumetti su Rostagno (edita da “Becco Giallo”). Al termine del dibattito abbiamo scambiato con lui qualche parola.

Da quale momento della tua vita hai sentito la necessità di rivolgere la tua attenzione alle problematiche del sud Italia? Ci sono tanti ragazzi che vivono la tua stessa esperienza di vita, ma non così tanti hanno la forza, magari, di andare contro o comunque di affrontare di petto le problematiche della tua città. Cosa ti ha spinto a farlo?

Io penso che non ci sia stato un momento preciso della mia vita. Ma questo credo che valga un po’ per tutti: possiamo provarci, ma non sempre finiamo per decidere noi cosa fare da grandi, no? Io ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno educato a certi valori, a certe esperienze, magari anche politiche. Quindi da sempre mi sono interessato ai temi della legalità. Poi quando al liceo ho pensato a cosa volevo fare da grande mi sono detto che sarebbe stato bello fare il fumettista oppure il giornalista: e alla fine ho deciso di fare una combinazione delle due cose!

Una domanda un po’ più delicata: per il tuo lavoro hai mai ricevuto querele, minacce o qualcosa di più delicato? 

Minacce di querele spesso, ma effettivamente non sono stato querelato mai da nessuno: forse perché alla fine gli avvocati sono stati abbastanza furbi da fermarsi prima di presentarle, capendo che forse non era il caso. Però minacce di altro tipo sì, ma non sono solito parlarne. E questo per una questione di delicatezza, di privacy, ma soprattutto perché alle volte diventano come delle “coccarde” da appendersi; ed io non voglio mettermi addosso queste coccarde, voglio lasciare che sia il mio lavoro a parlare per me. Poi, del resto, fa parte del gioco.

Agli esordi della tua carriera il tuo studio era direttamente collegato con l’ambito giornalistico? 

Il mio corso di studi era direttamente collegato a quello che sarebbe stato il mio lavoro: era una triennale in “giornalismo per ufficio stampa”. E già da lì ho cominciato a collaborare con varie testate. Prima ancora ho scritto su varie fanzine e su alcuni siti che si occupavano di fumetti. Poi sul finire del mio percorso di studi ho frequentato il master in giornalismo della scuola di Palermo, che poi tra l’altro ha chiuso poco dopo: lì ho cominciato a lavorare in maniera più continuativa sia con testate nazionali, tipo l’Unità, sia con il Giornale di Sicilia, l’Ansa e con altre testate locali. Erano studi collegati con il mondo del lavoro, anche perché solitamente alle scuole di giornalismo offrono anche opportunità di stage, corsi e formazione all’interno delle testate. Questo a Palermo, però, non a Trapani.

Mentre l’incontro con l’Associazione Ilaria Alpi è avvenuto sempre nell’ambito lavorativo? 

È avvenuto grazie al fumetto su Ilaria perché quando Becco Giallo, che ne è la casa editrice, mi ha proposto questo fumetto non sapevo nemmeno da dove cominciare. Così ho iniziato praticamente subito a disturbare l’Associazione Ilaria Alpi per avere documentazione e altro materiale. Poi questo mi è servito anche per mettermi in relazione con i familiari anche perché, finora, per tutti i fumetti che ho fatto su personaggi ormai scomparsi ho cercato di tenere un contatto con i loro familiari.

Invece per quel che riguarda la situazione della tua città, Trapani. Come si vive, ora, rispetto agli anni ottanta? 

rizzoTrapani, come molte altre città siciliane, ha avuto un grande shock durante la stagione delle stragi,  in particolare con la morte di Falcone e Borsellino. Quindi si è cominciata a formare una coscienza civica, soprattutto grazie a scuola, a volenterosi, e grazie alla “istituzionalizzazione” della memoria: ad esempio la giornata di commemorazione per Falcone, l’ora di legalità, i film in classe. Questo ha creato nelle nostre zone una coscienza civica, ma anche il fatto che molti trapanesi siano andati a studiare fuori, capendo quindi come va il mondo. Gli stessi, poi, magari hanno avuto il modo di tornare portando con loro un esempio diverso di imprenditoria: una che non sia collusa. Infine ci sono state, e ci sono tutt’ora, tutte quelle iniziative sulla legalità che sono sempre più originali ed innovative. La situazione è, quindi, molto migliorata. Poi Trapani ha avuto anche un grande rilancio turistico in questi anni grazie ad un aeroporto, a varie iniziative. Chiaramente anche in questo rilancio ci sono state delle speculazioni mafiose, ed è nostro dovere di giornalisti segnalarle, il prima possibile.

Un’ultima domanda sempre riguardo al rapporto con Ilaria Alpi e la sua figura: pensandoci più “a freddo”, al suo posto credi che saresti riuscito ad arrivare così tanto vicino fino a rischiare la vita per un caso tanto grosso, che magari riguardava il tuo paese?

Onestamente non ti saprei dire, perché non so parlare per ipotesi. Alle volte uno parla e ragiona grazie alla fantasia, e da questa prospettiva tutto è più facile. Vivere certe esperienze, invece, è tutt’altro. Per esempio questa mattina, durante un incontro con le scuole medie, una ragazzina mi ha chiesto: perché un negoziante a cui viene chiesto il pizzo non denuncia da subito, invece di aspettare di ridursi in rovina? E io le ho saputo solamente rispondere che non saprei dire né, tanto meno, giudicare: in queste situazioni “ipotetiche” non si può farlo. Di certo quello che dicevi su Ilaria Alpi è assolutamente vero: il suo coraggio testimonia la grandezza della sua figura di giornalista e di donna.Ce ne fossero, ancora oggi.

 

Intervista video: Riccardo Ganzerli

Realizzazione e montaggio: Gianmarco Galli

Testo: Elia Pasolini