20 MARZO 1994 – Un commando somalo uccide a Mogadiscio la giornalista Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai in Somalia, e l’operatore tv Miran Hrovatin. Erano nel corno d’Africa per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e la missione Onu “Restor Hope” lanciata dagli Usa con l’appoggio di numerose nazioni alleate compresa l’Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire la legalità nello scenario somalo. Sul luogo dell’agguato, come mostrano le immagini girate dall’operatore della tv americana ABC Carlos Mavroleon, è presente l’imprenditore italiano Giancarlo Marocchino, che a caldo dichiara: “Non è stata una rapina. Si vede che sono andati in certi posti che non dovevano andare”.
22 MARZO 1994 – Le salme di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin arrivano nella notte a Roma, all’aeroporto militare di Ciampino.
23 MARZO 1994 – Funerali di Stato a Roma per Ilaria Alpi. Al momento della sepoltura l’autorità giudiziaria non si è ancora attivata. La magistratura si interessa al caso sollecitata dal funzionario cimiteriale. A Trieste sul corpo di Miran Hrovatin viene effettuata l’autopsia, a Roma sul corpo di Ilaria Alpi non viene disposta nessuna autopsia dal pm Andrea De Gasperis ma solo un esame medico esterno. Spariscono alcune delle cassette girate da Miran Hrovatin e i taccuini con gli appunti di Ilaria Alpi. A Roma arrivano solo i due bloc notes ancora intonsi e i bagagli giungono con i sigilli violati. L’ambasciatore sottrae il foglio di protocollo che era contenuto nel taschino della camicia di Ilaria con appuntati dei numeri telefonici.
4 LUGLIO 1994 – Il padre della giornalista, Giorgio Alpi, parla di «esecuzione» ricordando che poco prima di morire la figlia aveva intervistato il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogor, e annotato degli appunti su un taccuino che risulta scomparso.
DICEMBRE 1994 – L’esito della prima perizia balistica parla di un colpo sparato da fucile probabilmente da lontano.
9 APRILE 1995 – Il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogor, risulta tra gli indagati in qualità di mandante del delitto. La sua posizione verrà archiviata.
20 MARZO 1996 – Il Procuratore capo di Roma, Michele Coiro, affianca al dottor Andrea De Gasperis il dottor Giuseppe Pititto nell’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi.
4 MAGGIO 1996 – Il pubblico ministero Giuseppe Pititto dispone la riesumazione della salma di Ilaria Alpi, ordina per la prima volta l’autopsia e nomina dei consulenti medici e balistici.
25 GIUGNO 1996 – Per la seconda perizia balistica il colpo che ha raggiunto Ilaria Alpi fu sparato da lontano. I periti della famiglia Alpi sono contrari. Il magistrato ordina quindi una superperizia, effettuata da un collegio di consulenti tecnici: le conclusioni stabiliscono che il colpo che ha raggiunto Ilaria e Miran è stato sparato a bruciapelo. Per i periti si trattò dunque di una esecuzione.
Il referto del medico della nave Garibaldi, che ha trasportato le salme di Ilaria e Miran in Italia, viene mandato con due anni di ritardo alla Procura di Roma su richiesta dei genitori di Ilaria Alpi. Giaceva nel cassetto di un ufficio della Marina Militare.
DAL NOVEMBRE 1996 – Il pm Luciano Tarditi della Procura di Asti, assistito da un pool di investigatori specializzati nelle indagini sul traffico internazonale di rifiuti tossici e radioattivi, indaga sui traffici e sul contesto degli interessi italiani in Somalia. Ha a disposizione una copiosa documentazione che contiene nomi e fatti, ed evidenzia numerose circostanze legate a questi traffici, comprese le generalità dei faccendieri che li dirigono nell’ombra, gli intrecci con i mercanti d’armi e perfino la mappatura completa che dimostra come ai tempi dell’omicidio tutti gli interessi convergessero sulla Somalia, oltre che sui territori di altri Paesi dell’Africa costiera. Questa documentazione non verrà utilizzata nelle indagini sull’omidicido di Ilaria e Miran.
15 LUGLIO 1997 – Il Procuratore capo di Roma, Salvatore Vecchione, avoca a sé l’inchiesta affiancato dal pm Franco Jonta. Questa decisione avviene due giorni prima dell’arrivo a Roma di due testimoni oculari: l’autista e la guardia del corpo di Ilaria. L’arrivo dei due testimoni era stato organizzato dal pm Pititto con la collaborazione della Digos di Udine.
1998 – Il pm Ionta chiede una terza perizia. Se ne occupano i periti Torri e Benedetti, consulenti tecnici giudiziari anche nel caso dell’omicidio di Carlo Giuliani a Genova il 20 luglio 2001 – per cui sosterranno la tesi del calcinaccio che deviò in aria un proiettile vagante. La loro perizia sul caso Alpi-Hrovatin opera un nuovo ribaltamento degli esiti precedenti: secondo Torri e Benedetti si trattò di un colpo accidentale sparato da lontano.
I genitori di Ilaria chiedono l’acquisizione dell’immagine satellitare statunitense per chiarire la dinamica dell’agguato avvenuto a Modadiscio il 20 marzo ’94: l’immagine viene rintracciata (in un primo momento sembrava vi fosse stato un guasto nel satellite proprio quel giorno), poi sparisce, infine viene ritrovata e acquisita dal ministero degli Esteri ma considerata “non utile ai fini dell’indagine”. In ogni caso non fu mai inviata alla famiglia Alpi.
12 GENNAIO 1998 – Il somalo Hashi Omar Hassan, a Roma da due giorni per testimoniare alla commissione sulle presunte violenze dei soldati italiani in Somalia, viene arrestato per concorso nel duplice omicidio. Hassan era stato identificato dall’autista di Ilaria Alpi.
18 GENNAIO 1999 – Comincia il processo ad Hashi Omar Hassan.
9 LUGLIO 1999 – Hashi Omar Hassan viene assolto dal tribunale di Roma. Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo.
24 NOVEMBRE 2000 – La corte d’Assise d’Appello di Roma ribalta la sentenza di primo grado e condanna all’ergastolo Hashi Omar Hassan. Il somalo viene riconosciuto come uno dei sette componenti del commando che ha ucciso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
10 OTTOBRE 2001 – La prima sezione penale della Cassazione annulla la sentenza impugnata “limitatamente all’aggravante della premeditazione e al diniego delle circostanze attenuanti generiche”.
10 MAGGIO 2002 – Si apre il processo d’appello bis davanti alla corte d’Assise d’Appello di Roma presieduta da Enzo Rivellese.
24 GIUGNO 2002 – Il sostituto procuratore generale Salvatore Cantaro chiede la conferma dell’ergastolo per Hassan. “È provato – afferma – che Hassan era uno dei sette componenti del commando che attese Ilaria e Miran per due ore”.
28 MARZO 2003 – Esce il film di Ferdinando Vicentini Orgnani Il più crudele dei giorni, con Giovanna Mezzogiorno nella parte di Ilaria. Il film ha il merito di riaccendere l’attenzione sul caso Alpi.
6 GIUGNO 2003 – Alla nona edizione del Premio Ilaria Alpi, a Riccione, il deputato dei Ds Valerio Calzolaio annuncia di aver depositato a nome di esponenti di tutti i gruppi parlamentari – da An a Rifondazione Comunista – la proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
31 LUGLIO 2003 – La Camera dei Deputati approva la legge che istituisce la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
21 GENNAIO 2004 – Si insedia la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. L’istituzione della commissione è giunta dopo dieci anni di verità sospese sulla morte di Ilaria e Miran. Fino ad allora, infatti, è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale.
AGOSTO-SETTEMBRE 2005 – L’Associazione Ilaria Alpi/Comunità Aperta si è reacata in Somalia, realizzando tra agosto e settembre 2005 un viaggio sulle tracce di Ilaria e Miran per tenere viva l’attenzione sul caso. Dal viaggio sono nati un reportage giornalistico e una mostra fotografica.
28 FEBBRAIO 2006 – La Commissione parlamentare d’inchiesta ha concluso i lavori. I deputati di maggioranza hanno approvato le conclusioni proposte dal Presidente Carlo Taormina, mentre l’opposizione promuove una relazione di minoranza contro le conclusioni di Taormina. Il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli ha presentato una terza relazione sulle conclusioni a cui la Commissione è giunta dopo due anni di lavoro.
03 GIUGNO 2006 – L’Associzione Ilaria Alpi scrive al Presidente del consiglio Romano Prodi affinché il Governo si attivi per fare piena luce sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Nella lettera si segnala come il Presidente somalo Abdulhai Yusuf Ahmed, nel corso della serata di apertura della XII edizione del Premio Ilaria Alpi, abbia riconfermato la volontà del suo governo di collaborare con quello italiano per il raggiungimento della verità sul duplice omicidio.
20 GIUGNO 2006 – Il Presidente del consiglio Romano Prodi riceve Giorgio e Luciana Alpi. Prodi promette un “serio impegno” ai genitori della giornalista Ilaria Alpi per valutare come riavviare un ragionamento sulle circostanze della morte di Ilaria e di Miran.
18 LUGLIO 2006 – Dopo Romano Prodi, anche il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti riceve i genitori di Ilaria, Giorgio e Luciana Alpi. Il neo presidente della Camera ha confermato l’interesse del governo per il caso Alpi-Hrovatin.
25 GIUGNO 2007 – La Commissione Esteri del Senato valuta gli elementi che motivano la costituzione di una nuova commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e audisce Luciana Alpi e Mariangela Gritta Grainer in rappresentanza dell’Associazione Ilaria Alpi.
10 LUGLIO 2007 – Il pm Franco Ionta, titolare del procedimento sul caso Alpi-Hrovatin presso la Procura di Roma, il 12 giugno 2007 chiede l’archiviazione del caso. Le motivazioni contenute nella richiesta del pm riguardano l’impossibilità di identificare i responsabili degli omicidi di Alpi e Hrovatin al di fuori di Hashi Omar Hassan, il miliziano somalo condannato a 26 anni di reclusione per il duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo ‘94.
09 GENNAIO 2008 – Una nuova commissione per il Caso Alpi-Hrovatin? La proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin torna all’esame della Commissione Esteri del Senato nella seduta del 9 gennaio 2008, ma la decisione viene posticipata. Non verrà mai istituita.
14 FEBBRAIO 2010 – Il gip Emanuele Cersosimo boccia la richiesta di archiviazione del procedimento sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin richiesta dal pm romano Franco Ionta. Fu un omicidio su commissione, con l’intento di far tacere i due reporter ed evitare che le loro scoperte sui traffici di armi e rifiuti venissero rese note. Queste le conclusioni del giudice italiano dopo aver letto le migliaia di pagine relative al caso Alpi-Hrovatin.
18 MARZO 2010 – Ali Rage Ahmed detto ‘Gelle’, il principale accusatore di Hashi Omar Hassan (l’unico condannato per l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin) rischia di finire sotto processo a Roma per il reato di calunnia. Il gip Maurizio Silvestri, respingendo una richiesta di archiviazione sollecitata dal pm Giancarlo Amato, ha disposto per il 45enne ‘Gelle’ l’imputazione coatta. È stata archiviata, invece, la posizione di Ali Mohamed Abdi Said, autista dei due italiani nonché altro teste d’accusa contro Hassan, perché deceduto in Somalia pochi giorni dopo essere rientrato nel Paese africano dall’Italia e aver promesso importanti rivelazioni.
APRILE 2010 – L’Associazione Ilaria Alpi lancia un appello e una raccolta firme per la riapertura del caso dell’assassinio dei due giornalisti: «Si può riaprire il processo per la morte di Ilaria e Miran: Ali Rage Ahmed detto Gelle, testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan (in carcere da dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni) sarà processato per calunnia. Perché alla verità giudiziaria non si è ancora arrivati? Chi non vuole questa verità e quindi giustizia e perché? Noi chiediamo alla magistratura di procedere nell’accertamento delle responsabilità, di individuare esecutori e mandanti».
06 MAGGIO 2010 – Alla notizia della possibile riapertura del caso dell’assassinio di Ilaria Alpi, i genitori della giornalista uccisa a Mogadiscio nel ‘94 dichiarano che si costituiranno parte civile. A parlare è Luciana Alpi, mamma di Ilaria, che appresa la notizia del rinvio a giudizio e di una probabile apertura del processo nei confronti di Hashi Omar Hassan, il ragazzo somalo accusato dell’omicidio della figlia, aggiunge come siano 16 anni che aspettano la verità sull’omicidio di Ilaria.
25 MARZO 2012– Un’inchiesta dei giornalisti Andrea Palladino e Luciano Scalettari per il Fatto Quotidiano mostra dei documenti inediti inviati dal Sios di La Spezia (il comando del servizio segreto della Marina Militare) a Balad in Somalia, il 14 marzo del ’94, il giorno in cui Ilaria e Miran erano appena arrivati a Bosaso: “Causa presenze anomale in zona Bos/Lasko (Bosaso Las Korey, nda) ordinasi Jupiter rientro immediato base I Mog. Ordinasi spostamento tattico Condor zona operativa Bravo possibile intervento” . I giornalisti riconoscono in Jupiter Giuseppe Cammisa, braccio destro di Francesco Cardella, il guru della comunità Saman. Al termine di una complessa ricostruzione concludono: “L’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin potrebbe dunque nascondere qualcosa che va al di là di ogni ipotesi immaginata fino ad oggi, traffici che hanno visto il coinvolgimento di apparati dello Stato, coperti per diciotto anni, grazie a silenzi e depistaggi”.
16 DICEMBRE 2013 – La Presidenza della Camera, su inziativa della Presidente Laura Boldrini, avvia la procedura di desecretazione degli atti acquisiti dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta sui rifiuti e sul caso Alpi-Hrovatin. La proposta di Laura Boldrini arriva in risposta a una lettera di Greenpeace, sostenuta dal quotidiano il manifesto, in cui veniva chiesta l’apertura degli archivi sui traffici di rifiuti, sulle “navi a perdere” e sul caso Alpi. Sono più di 600 dossier, alcuni dei quali prodotti dalle agenzie dei servizi segreti Aise e Aisi (ex Sismi e Sisde), che potrebbero svelare molti misteri internazionali.