Che vede nel suo futuro? “Niente. Tristezza”. Le parole di un ventitrenne di Afragola dipingono bene il senso di Inferno atomico, il servizio di Sandro Ruotolo e Dina Lauricella che oggi ha vinto il premio della critica alla ventesima edizione del Premio Alpi. Carmine Schiavone, cugino di Sandokan – il superboss dei casalesi – è il protagonista del servizio dei due giornalisti di Servizio Pubblico. A vent’anni dal pentimento, Schiavone torna a Casal di Principe, da pentito, dopo aver denunciato e parlato degli affari che i casalesi intrattenevano sul territorio, soprattutto di quelli relativa allo smaltimento di rifiuti. Schiavone, insieme a Ruotolo, batte le campagne del napoletano, quelle martoriate dai rifiuti del del nord. La gente muore di tumore e l’economia crolla: “C’è il rischio della bomba ecologica – dice Ruotolo – se non si provvede a fare la bonifica, il percolato, il liquame dei rifiuti tossici viene assorbito e va nelle falde acquifere di tutta la Campania”. Secondo Dina Lauricella sarebbe “riduttivo e pericoloso parlare di questione campana, anche se i cocci sono rimasti campani: salute e economia”. Ruotolo ricorda Roberto Mancini, il sostituto commissario di Polizia di Roma che, vent’anni fa, quando Schiavone parlava per la prima volta della Terra dei fuochi, si era battuto affinché lo Stato si muovesse per mettere mano a quest’urgenza. Roberto Mancini non riceve nessuna risposta, se non quella di vedersi archiviare il lavoro. Il sostituto commissario nell’intervista di Ruotolo indossa una cuffia che copre la testa ormai calva a causa del tumore per il quale morirà qualche tempo dopo: “Da quando sono entrato in Polizia ho combattuto la criminalità organizzata. Questi anni li dedico a lottare contro lo Stato, perché non mi ha tutelato”.
Cristiana Mastronicola