Ci manca. Ci manca la sua presenza, il suo sorriso, il suo impegno, il suo esempio. Perché Giorgio è un esempio di come si può vivere in questo mondo con dignità senza mai rinunciare ai propri ideali anche quando si è colpiti in modo tragico e crudele come è successo a lui e a Luciana: quel 20 marzo 1994 a Mogadiscio, il più crudele dei giorni, quando Ilaria insieme a Miran sono stati assassinati in un agguato preordinato e organizzato perché lei tacesse per sempre e non potesse raccontare di traffici di armi, di rifiuti tossici. Il breve video, curato da Ferdinando Vicentini Orgnani con un testo di Marcello Fois, proiettato l’anno scorso in apertura della 17^ edizione del premio intitolato a Ilaria (e che riproponiamo qui affianco) tratteggia con levità e potenza insieme la figura di Giorgio indissolubilmente legata a Luciana e alla sua Ilaria della quale parlava sempre con orgoglio e con infinita tenerezza.
Insieme Giorgio e Luciana da quel tragico 20 marzo hanno vissuto per sapere chi ha ucciso Ilaria e Miran chi ha ordinato l’esecuzione e chi ha coperto esecutori e mandanti.
Una ricerca che ha fatto emergere traffici illeciti, che solamente organizzazioni criminali, la mafia, l’ndrangheta e la camorra possono gestire: organizzazioni criminali che possono crescere ed estendere le loro ramificazioni in tutti i territori e in tutti i mercati perché godono di coperture, silenzi e complicità nelle strutture di potere pubbliche e private.
Nel processo in corso nei confronti di Ali Rage Hamed detto Jelle (per il reato di calunnia – testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Assan in carcere con condanna definitiva a 26 anni) si confermano “non ricordo”, bugie e complicità. Si conferma un ruolo “opaco” dei servizi segreti, ostacoli di ogni tipo costruiti con coperture depistaggi e false piste, vergognosi silenzi e contraddizioni, per coprire l’intreccio di interessi malavitosi fra Cooperazione, faccendieri internazionali, entità mafiose coinvolti nei traffici sui quali Ilaria lavorava con nuovi elementi emersi in Somalia.
Giorgio in una intervista al tg3 proprio in occasione di uno dei primi premi dichiarò con lucida sintesi:”….gli esecutori sono sicuramente somali ma chi ha rubato i bloch notes e altro di Ilaria è italiano!”
Sono state fatte “carte false” , si sono ignorate tutte le testimonianze gli indizi, che supportano la tesi dell’esecuzione.
Si è arrivati fino all’insulto della relazione Taormina (commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria e Miran): “…Si trattò di un tentativo di sequestro finito male; nessun mistero, dunque, Ilaria e Miran non stavano conducendo alcuna indagine scottante. A Bosaso erano andati in vacanza, al mare.…Eroi del giornalismo perché sono morti. Ma nulla stavano cercando o avevano trovato circa ipotetici traffici di armi di rifiuti o altro……”
Contro queste vergognose parole la voce di Giorgio Alpi e di Luciana si alzò vibrante di collera e di sdegno. Collera e sdegno insieme all’orgoglio di essere padre e madre di Ilaria, al dolore immenso per la sua tragica morte.
Giorgio sapeva che a far paura è stato il talento di giornalista di Ilaria: è stata uccisa per la sua bravura, la sua attitudine ad approfondire, conoscere, cercare sempre la verità. Per questo la verità sulla sua uccisione ancora non si conosce per intero e giustizia ancora non è fatta. Roberto Saviano ha scritto in occasione del 17 premio:
“Il talento di Ilaria Alpi è quello che mi piace ricordare ed è quello che credo possa essere, come per Giovanni Falcone, il suo vero lascito. Falcone non è stato solo un giudice di coraggio e di schiena dritta, ma è stato un genio del diritto, ed è stato ucciso come Ilaria Alpi, per la sua bravura. Ricordarlo, significa dirci che abbiamo il dovere di essere bravi. …… E il suo ricordo in questi mesi difficili per il giornalismo del paese, diviene ancora più necessario. Ecco perché l’esistenza di questo premio, e poterlo ricevere, mi fa star bene.”
Rinnoviamo il nostro impegno per continuare a cercare sempre la verità perché esecutori e mandanti siano assicurati alla giustizia. Siamo certi che questa nostra scelta farà “star bene” Giorgio e Luciana che da oltre 18 anni combattono per avere giustizia perché:
“le fiabe si raccontano ai bambini non per dire loro che esistono i draghi perché i bambini già lo sanno ma per far capire loro che i draghi si possono sconfiggere”[1]
Mariangela Gritta Grainer
Portavoce Associazione Ilaria Alpi
10 luglio 2012