Un “Chi l’ha visto” per Ilaria. Parla Federica Sciarelli

Da oggi, per l’anniversario della morte di Ilaria, nasce la collaborazione tra l’Associazione Alpi e il Master in Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. Interviste realizzate dalla redazione di www.magzine.it

 

Federica Sciarelli, giornalista e conduttrice, era già alla Rai quando nel 1990 Ilaria Alpi vinceva il concorso bandito dal servizio pubblico ed entrava a far parte della redazione esteri del Tg3. Come tanti colleghi di allora, Federica ricorda la giovane inviata e si dice amareggiata al solo pensiero che, dopo vent’anni, non sia stata fatta giustizia. Per lei, come per tantissimi altri, «la morte di Ilaria è un’esecuzione».

Una puntata della trasmissione di Rai3 "Chi l'ha visto" dedicata a Ilaria Alpi

Una puntata della trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto” dedicata a Ilaria Alpi

Che ricordo hai di Ilaria Alpi e dell’episodio della sua morte?

Ilaria era una collega. Era nella redazione esteri del Tg3 quando io lavoravo in redazione politica. Era una persona gioiosa, simpatica. Quando entrava in redazione si portava dietro il sole. La sua scomparsa fu un colpo terribile per tutti noi.

Che cosa pensa della vicenda giudiziaria e delle risposte che ancora non si sono trovate sulla sua morte?

Penso sia assurdo, è un fatto che lascia l’amaro in bocca.

Ha rapporti con la famiglia di Ilaria?

Sì. Ilaria ha avuto due genitori incredibili. La madre Luciana e il padre Giorgio, che è mancato nel 2010, hanno lottato per la verità e contro l’archiviazione di un caso che a un certo punto sembrava si volesse far passare per una morte accidentale. Come se Ilaria fosse stata uccisa da un proiettile vagante. Due persone fortissime e bellissime.

Recentemente Luciana Alpi ha dichiarato al quotidiano La Stampa che non si arrende ad essere trattata come «una vecchia in preda all’Alzheimer».

Sappiamo tutti che le cose non sono andate come si è cercato di farci credere. È evidente a chiunque che c’è qualcosa dietro la morte di Ilaria; tutti sanno che Ilaria in quei giorni aveva scoperto qualcosa. C’è ancora chi cerca di far passare questi familiari per pazzi ma nessuno ormai pensa che Ilaria sia stata uccisa per caso. Appare evidente nei fatti, nella mancanza di trasparenza.

Ovvero?

Basti pensare al fatto che sparirono due taccuini appartenenti a Ilaria. È difficile pensare che sia stato un incidente in buona fede.

Pensa che la sua scomparsa abbia influito in qualche modo sulla sua vita professionale?

Ai tempi della sua scomparsa non credo. Quando Ilaria è entrata in Rai io ero già lì perché avevo vinto un concorso precedente. Ero più grande di lei e ci trovavamo anche in redazioni diverse. Quello di cui mi accorgo adesso, però, è che se fossi stata a Chi l’ha visto allora forse avrei avuto degli strumenti in più per aiutare la sua famiglia.

In che senso?

Fare delle domande precise a quell’epoca sarebbe stato utile. Mentre il modo in cui la vicenda è stata trattata mi ha lasciato un grande amaro in bocca.

Il Premio Ilaria Alpi può essere un modo per dare ossigeno a un modo diverso di fare giornalismo d’inchiesta?

Certamente. Sarebbe stato meglio avere ancora Ilaria e non doverle intitolare un premio. Ma è un riconoscimento molto serio, importante e frutto di una realtà qualificata. Partecipare, anche solo per il fatto che è intitolato a lei, vuol dire molto.

Spesso, però, si dice che in Italia non si fa più inchiesta.

Dovremmo essere noi giornalisti i primi a lavorare su temi importanti. Ilaria era una giovane giornalista di talento; parlavo arabo. Non era una raccomandata. Si è meritata sia l’ingresso in Rai, sia i risultati del suo lavoro d’inchiesta. Ha lavorato dove altri non lavoravano, andava in mezzo alla gente, non stava chiusa in un albergo a scrivere. Non tutti i giornalisti si sono comportati come Ilaria. Anche se lei, purtroppo, ha perso la vita nell’eserciziodella sua professione e questo, purtroppo, l’ha distinta tra tutti gli altri.

Francesco Zaffarano*

* Questa intervista è stata realizzata grazie agli studenti della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano