Quindici scatti per Ilaria Alpi

Da oggi, per l’anniversario della morte di Ilaria, nasce la collaborazione tra l’Associazione Alpi e il Master in Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. Interviste realizzate dalla redazione di www.magzine.it

«La cronaca ha reso impersonale e simbolica la sua figura. Ma Ilaria era una giovane donna con tante passioni e un forte senso civico». A vent’anni dalla morte di Ilaria Alpi, Paola Gennari Santori – amministratore della società Officina Etica Consulting – ha deciso di dedicare un’esposizione fotografica alla reporter della Rai uccisa in Somalia nel 1994. “Mi richiama talvolta la tua voce” nasce nell’ambito della programmazione delle attività dell’Associazione Ilaria Alpi ed è curata da Ludovico Pratesi. Si inaugurerà il 20 marzo, anniversario della morte della reporter, presso il Maxxi Corner D di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma.

Ilaria Alpi in Egitto

Ilaria Alpi in Egitto

L’obiettivo della Gennari Santori è ricostruire in 15 scatti i ricordi delle tappe fondamentali della vita della reporter, prima che la morte la trasformasse in un simbolo astratto del giornalismo d’inchiesta. Le foto verranno accompagnate dagli oggetti che sono appartenuti alla quotidianità di Ilaria Alpi. Hanno deciso di dare il loro contributo anche importanti personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo, come Dario Fo, Giovanna Botteri e Paolo Fresu. Ispirati dalle immagini, questi testimoni d’eccezione hanno scritto dei testi dedicati a Ilaria che troveranno il loro spazio nell’esposizione accanto alle fotografie.

Attraverso i ricordi, si parte dall’infanzia della Alpi, fino ad arrivare al momento della sua morte, passando per gli anni della sua giovinezza, prima di diventare giornalista. Paola Gennari ha lavorato con Luciana Alpi, la madre di Ilaria, che ha subito dato la sua disponibilità per portare avanti il progetto. Hanno selezionato insieme le immagini e la famiglia ha deciso di mettere a disposizione gli oggetti personali della reporter per accompagnare le fotografie. «Volevamo restituire gli elementi che componevano la personalità di una giovane donna che viveva il suo tempo con grande pienezza. Una donna appassionata di musica, di libri, di viaggi, di storia».

Paola Gennari ha condiviso con la reporter gli anni dell’università, quando entrambe studiavano Lingue orientali alla Sapienza. «Ilaria era bella, allegra e vitale. L’episodio della sua morte le ha dato una dimensione tragica, facendo perdere il ricordo di quello che lei era in vita». Caratterizzata dal desiderio di capire il motivo delle cose e di poterle spiegare, Ilaria era attraversata da una vitalità e una forte passione per quello che faceva. «Ricordo i lunghi pomeriggi di studio, passati a parlare del nostro futuro. La nostra passione si intrecciava con i sogni e tutte le strade diventavano percorribili», racconta Paola Gennari. Hanno infatti scelto strade diverse Ilaria e Paola, ma hanno continuato a condividere le stesse passioni e un passato che le teneva molto unite. L’episodio della morte della reporter è ancora vivido nel ricordo dell’autrice della mostra: «Con le altre compagne di studi, seguivo Ilaria nei suoi servizi video. La sera in cui abbiamo saputo della sua morte, c’è stata una partecipazione da parte di tutte in questo tragico momento».

Così, vent’anni dopo quel 20 marzo 1994, Paola Gennari ha voluto restituire una dimensione personale a un personaggio che oggi è diventato un «simbolo dei valori di etica civile e professionale del giornalismo». Secondo l’autrice dell’esposizione, è proprio in virtù del passato e della personalità di Ilaria che si può comprendere lo spessore della figura professionale della reporter. L’attualità del suo lavoro nel giornalismo è dovuta al fatto che Ilaria Alpi sia stata «una persona che incarnava dei principi di forte etica professionale. La caratterizzava una forte volontà di trasparenza e il desiderio di cercare risposte. Per questi motivi rappresenta ancora un grande esempio per tutti».

Claudia Zanella*

* Questa intervista è stata realizzata grazie agli studenti della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano