Lo stato della follia: il film di Cordio commuove il premio

E’ pomeriggio. Le persone si muovono sulla sedia, a disagio, incrociano lo sguardo del vicino alla ricerca di comprensione, o forse per distogliere lo sguardo dalle immagini di un uomo disperato dietro al vetro blindato di una cella.

Il film di Francesco Cordio sugli OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari altrimenti detti “manicomi criminali”, attira un pubblico interessatissimo e variegato di giornalisti, lavoratori degli istituti di igiene mentale, familiari di pazienti. La sala è così piena che gli organizzatori decidono di fare un’altra proiezione alle 22.

Quasi tutti ne hanno già visto qualche spezzone, a Presa Diretta o nei telegiornali, quando una Commissione parlamentare scoperchiò, nel 2010, la tragedia umana nascosta dietro le sbarre dei sei istituti italiani, in cui sono rinchiusi circa 1.100 autori di reato “incapaci di intendere e di volere”.

 

Domenico Iannacone, giornalista Rai, lo elogia calorosamente “per aver costruito un filo narrativo che recupera l’umanità di uomini spersonalizzati”. Uno spettatore ricorda che uno dei sei ospedali psichiatrici giudiziari è a Reggio Emilia, qualcuno gli chiede se ha intenzione di approfondire il tema psichiatrico con un altro documentario, ma lui declina raccontando come sia bastato il primo giorno di riprese per fargli perdere il sonno.

“Ci sono piovuto dentro – racconta Francesco Cordio, il regista del film che ottenne già nel 2011 la menzione speciale al Premio Ilaria Alpi e poi pluripremiato in diversi festival -. Io ho una formazione drammaturgica, la Commissione, su richiesta del presidente Napolitano, mi chiese di documentare ciò che era emerso in una serie di visite a sorpresa: la prima volta in assoluto in cui fu acquisito materiale video come atti del Senato. Da lì nacque la legge che prevedeva la chiusura definitiva degli OPG. È stata la prima volta in cui ho sentito che il mio lavoro era utile”.

 

Cordio aveva già fatto spettacoli di denuncia anche in ambito teatrale, ma “il pubblico era di massimo 40 persone per volta. In quell’occasione – continua – capii invece la potenza dei video di denuncia, la possibilità di raggiungere un bacino potenzialmente vastissimo”.

Da allora l’ex attore prestato al video di denuncia si è appassionato: “Ora sto preparando un nuovo lavoro, sul tema del nucleare – conclude Cordio -. Il caso di Felice Ippolito, fisico ingegnere del periodo in cui l’Italia primeggiava in questo campo. Alla fine degli anni ottanta la Rai ne fece un film, ho letto la sceneggiatura ma la pellicola è scomparsa…”.

 

Il trailer del film:

 

 

 

(Elena Filicori)