Cusani e Cannito vincitori del Premio IA Doc: “da Lampedusa alle Alpi per dare voce ai migranti”

Si intitola Il rifugio il documentario inedito con Luca Cusani e Francesco Cannito si sono aggiudicati il premio IA Doc della diciannovesima edizione del premio Ilaria Alpi. Il loro lavoro, che sarà trasmesso da Rai Tre e Rai News 24, racconta la storia di 116 profughi provenienti dalla Libia e trasferiti da Lampedusa a un hotel semiabbandonato sulle Alpi.

 

In cosa è consistito il vostro lavoro?

(Francesco Cannito): “Abbiamo seguito la vicenda di queste persone dal luglio del 2011 al luglio del 2012. Prima rinchiusi nel Centro di identificazione ed espulsione a Lampedusa, sono stati inizialmente portati a Manduria, in provincia di Taranto, per poi venire spostati in una struttura più adatta ad accoglierli, in attesa del giudizio per ottenere lo status di rifugiati politici. È così che sono stati trasferiti a Montecampione, sulle Alpi a nord di Brescia, dove hanno vissuto per 4 mesi in un hotel semiabbandonato. Per conoscere le loro storie, anche noi abbiamo abitato per un periodo con loro, vivendo in questo edificio spettrale, lontano 20 chilometri dal primo centro abitato”.

 

A quali storie avete deciso di dar voce?

(Luca Cusani): “Abbiamo voluto parlare di tre ragazzi la cui vita era particolarmente interessante. Il primo è Prince, un ragazzo nigeriano che nel suo Paese era calciatore professionista e che aveva il sogno di continuare a farlo anche in Italia. Poi c’è Edobor, anche lui dalla Nigeria, cristiano evangelico che si autoproclamava profeta. Infine l’ultimo, Mustapha, attivista politico venuto dal Gambia. In Libia tutti vivevano e lavoravano: erano sbarcati in Italia per fuggire dalla guerra, non per cercare fortuna. In attesa del giudizio della commissione per la richiesta di asilo politico, si sentivano in una situazione di limbo, in una sospensione anche mentale molto angosciante, che anche noi abbiamo condiviso con loro”.

 

Come si sono concluse queste storie?

(Francesco Cannito): “Seguendoli passo passo, siamo venuti in contatto con una macchina burocratica enorme: trafile, documenti, pratiche, ma soprattutto tanti soldi spesi dallo Stato per il mantenimento di queste persone. Si pensi che a Montecampione l’hotel incassava per ospitarli 46 euro per ognuno di loro al giorno. Purtroppo, circa il 60% dei ragazzi non ha ottenuto lo status di rifugiato. Uno di questi è proprio Prince, di cui oggi abbiamo perso le tracce”.

 

Cosa significa per voi vincere il premio Ilaria Alpi?

(Luca Cusani): “Abbiamo già ottenuto diversi riconoscimenti, al Festival documentario di Siena, al Torino Cinema Ambiente, e a livello internazionale vincendo due premi Al Jazeera. Ma questo premio è per noi particolarmente importante, anche perché questa volta giochiamo in casa: ci sentiamo davvero onorati”.

 

 

 

(Alice Facchini)

(Intervista video Simona Cesarini)