Il caso Alpi-Hrovatin. Le quattro versioni della verità del sultano Abdullahi Mussa Bogor. Un’analisi comparata

Riportiamo l’analisi comparata delle dichiarazioni rilasciate in questi anni dal Sultano Abdullahi Mussa Bogor. Un lavoro a cura di Valeria Cipollone  e Valentina Leone (due studentesse della scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso di Roma). Per una visione interattiva dell’analisi è possibile visionare la presentazione Prezi.

Abdullahi Mussa Bogor, meglio conosciuto come il sultano di Bosaso, è uno dei testimoni – chiave dell’indagine sulla morte di Ilaria Alpi. Personaggio controverso, è stato intervistato dalla giornalista pochi giorni prima della sua morte: nei cinque minuti finali del colloquio registrati in video, si accenna al sequestro di una delle navi della flotta Schifco, il cui amministratore è Mugne, somalo con passaporto italiano, coinvolto in un giro d’affari poco chiaro. Il ruolo cruciale del Bogor riguarda il complesso delle ambigue dichiarazioni rilasciate dopo la morte di Ilaria Alpi circa il contenuto dell’intervista. Il sultano si contraddice e cambia numerose volte la versione dei fatti, dimostrando di essere un teste poco attendibile ma probabilmente bene informato su alcune circostanze relative all’omicidio Alpi – Hrovatin.

Cronologia degli eventi:

15 marzo 1994: Ilaria Alpi, insieme all’operatore Miran Hrovatin, intervista il Bogor a Bosaso, nel Nord della Somalia

20 marzo 1994: Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vengono uccisi a Mogadiscio

Ottobre 1994: Maurizio Torrealta intervista il Bogor per il Tg3 in Gibuti

7 giugno 1996: il PM Giuseppe Pititto interroga il Bogor a San’a in Yemen

2-3 febbraio 2006: deposizione del Bogor davanti alla Commissione d’Inchiesta Parlamentare presieduta da Carlo Taormina a Roma

Intervista Alpi-Hrovatin (Bosaso)

Andamento

Inizialmente, l’approccio è confidenziale, il confronto tra la Alpi e il Bogor è scorrevole e rilassato. Nella prima fase dell’intervista, il sultano mantiene un atteggiamento disponibile e cordiale; risponde a diverse domande ma, pur mantendo un tono scherzoso, si rifiuta di entrare nel vivo di alcune questioni come ad esempio il nome della società italiana collusa, a suo dire, con Mugne. Nell’intervista è presente un taglio quindi una parte del colloquio non è registrata e non se ne conosce attualmente il contenuto. Quando la telecamera si riaccende, il Bogor ha già iniziato una frase, di cui non si ascolta il soggetto:”Venivano da Brescia, da Roma, da Torino dal Regno Sabaudo” Nella parte successiva al taglio, il sultano assume un tono più cupo, distaccato, cercando di nascondere le sue reali informazioni sui sequestri delle navi e sulla sicurezza. Il cambiamento sembra corrispondere alla richiesta di Ilaria di poter vedere le navi; probabilmente il Bogor ha compreso che la giornalista è molto più informata del dovuto.

Contenuti

Ilaria introduce un discorso su Mugne, somalo con passaporto italiano, manager della Schifco, una flotta internazionale di proprietà italiana e somala, che si sarebbe impossessato di alcune navi, utilizzandole per fini privati. Il Bogor fornisce alcune informazioni su Mugne ma si rifiuta di rivelare il nome della società italiana che, a suo parere, sarebbe collusa con Mugne. Teme ritorsioni da parte dei “lacchè” di questa società. La Alpi chiede di poter vedere una delle navi sequestrata dai pirati somali poi rilasciata. Il sultano risponde che non è possible salire a bordo perché la nave è in quarantena a causa di un’epidemia di colera.

Il taglio

Come già evidenziato prima, è presente un taglio nell’intervista e non si capisce qual è l’oggetto della discussione. Probabilmente, si tratta di un argomento sensibile e forse nascosto. Lo si deduce dalle parole della Alpi che afferma “e invece non crede che sarebbe importante che si sapesse che c’è questa…”, la frase non viene terminata. C’è un taglio successivo e il Bogor riprende a parlare, presumbilmente rispondendo alla precedente domanda della giornalista e dice, con tono improvvisamente molto serio “beh tanto nessuno ci fa caso”.

 Intervista Torrealta (Gibuti)

Andamento

Scompare il tono rilassato e scherzoso. Il Bogor assume un atteggiamento difensivo e si percepisce una sensibile tensione. Usa frequenti espressioni di incertezza: non le posso…non lo so”, “forse”, “non ero sicuro”. Questa apparente incertezza maschera una evidente reticenza a parlare, forse motivata dalla paura. A microfoni spenti, infatti, il Bogor afferma “se racconto le cose che so sono un uomo morto”. Come nell’intervista rilasciata alla Alpi, il sultano utilizza in maniera ambigua la prima persona singolare e plurale, passando frequentemente dall’io al noi. Non è chiaro il ruolo del sultano all’interno della comunità di Bosaso.

Contenuti

Si accenna per la prima volta a un possible traffico di armi e stupefacenti, che sarebbe confermato anche da persone comuni, marinai di Mogadiscio e della Tanzania. Il Bogor traccia un possibile percorso delle navi Schifco: partirebbero con il pescato dalla Somalia alla volta dell’Italia, per tornare poi di nuovo in Somalia cariche di armi, che verrebbero poi smerciate nel giro di 36 o 48 ore. “Il pescecane gira attorno alla preda”, dice il Bogor per spiegare in breve tutto il meccanismo. Il sultano finalmente rivela la posizione della nave sequestrata dai pirati somali, che Ilaria Alpi aveva chiesto di vedere. La nave si troverebbe a capo Guardafui, nel distretto di Alula, nella punta della Somalia. Il Bogor cita la presenza di una ONG italina in Somalia, che forse avrebbe potuto dare delle informazioni sensibili e compromettenti alla giornalista. Inoltre, si cita il SISMI il cui ruolo nella vicenda non è approfondito. Alla fine del colloquio, l’opinione del sultano sull’omicidio Alpi-Hrovatin non è chiara.

Interrogatorio Pititto (Yemen)

Andamento

Apparentemente, il tono e l’atteggiamento del Bogor sono consoni alla situazione. Il sultano sembra disponibile a collaborare con la giustizia. Il racconto degli eventi è dettagliato e ricco di descrizioni particolareggiate, che stridono con le frequenti espressioni di incertezza. Le tempistiche, i nomi, le somme di denaro, legate al caso Alpi-Hrovatin vengono citate con facilità. In realtà, il Bogor cade in contraddizione più volte e smentisce la versione rilasciata poco tempo prima al giornalista Torrealta. Dopo essere stato richiamato due volte a dire la verità dal suo avvocato difensore, il Bogor ritira quanto dichiarato nella prima parte della deposizione e conferma sostanzialmente quanto detto nell’intervista al giornalista del TG3.

Contenuti

Dalla deposizione emerge un rapporto ambiguo con il Mugne, che non gode della stima del Bogor. Tra i due sembra comunque esserci uno scambio reciproco di favori. Il sultano, infatti, si sarebbe impegnato in prima persona per ottenere il rilascio della nave somala sequestrata dai pirati. Il Bogor cita esplicitamente il nome della ONG italiana, Africa ’70, citata già nell’intervista di Maurizio Torrealta. Inoltre, egli dichiara che, a telecamere spente, ha parlato con la Alpi di cultura. Quindi, la frase “venivano da Brescia, da Roma, da Torino, dal Regno Sabaudo” sarebbe da inserire in questo contesto e bisognerebbe riferirla all’arrivo dei fascisti in Migurtinia nella guerra tra il 1921 e il 1927.

Alla fine dell’interrogatorio, il Bogor afferma che, a suo parere, Alpi e Hrovatin sono stati uccisi per le indagini che avevano avviato sulla mala cooperazione. Secondo la sua opinione, i mandanti sarebbero italiani perché Ilaria era molto amata dai somali, con cui aveva avuto modo di instaurare un rapporto nei sei viaggi precedenti quello del marzo 1994.

Audizione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta, presieduta dall’on. Carlo Taormina (Roma)

Andamento

L’audizione si svolge nell’arco di due giorni consecutivi. Inizialmente il Bogor, cadendo in numerose contraddizioni, fornisce una versione dei fatti in netto contrasto con quanto deposto davanti al Pm Pititto; a molte domande risponde in modo vago e impreciso, giustificandosi con il lungo tempo trascorso dallo svolgersi dei fatti. In molti passaggi, il Bogor sembra confermare i dettagli e i colpi di scena emersi negli anni rispetto all’omicidio Alpi ­ Hrovatin: il traffico di armi e stupefacenti, il ruolo della Schifco e dei servizi segreti. Nel momento in cui viene fatto notare al sultano che le sue dichiarazioni sono quasi tutte antitetiche rispetto a quanto affermato a Pititto, il Bogor, dopo diverse esitazioni, conferma quanto detto al Pm, smentendo nuovamente tutte le risposte fornite in Comissione contrastanti con la deposizione.

Contenuti

La Commissione cerca innanzitutto di chiarire quale sia il ruolo e il peso politico del Bogor all’interno della comunità somala. Il sultano cerca di sminuire la sua importanza, sostenendo che il suo potere è fortemente limitato e che egli ha, piuttosto, un semplice ruolo di “mediatore” ogni qualvolta si verifichino dei conflitti all’interno della società. Il Bogor sottolinea più volte, forse non in maniera del tutto casuale, che qualunque siano le sue competenze lui non ha alcun peso e influenza sul territorio di Mogadiscio, luogo dove furono uccisi la Alpi e Hrovatin.

Non risulta chiaro, inoltre, chi abbia effettivamente il controllo dell’area portuale, aspetto su cui la Commissione insiste più volte ma su cui il sultano è molto evasivo. Poco definito è anche il rapporto tra la Commissione territoriale di cui fa parte il Bogor e l’SSDF, formazione combattente di tipo tribale, ben collegata alla politica somala e con cui il sultano sembra avere rapporti molto diretti e di collaborazione. Non sono chiari nemmeno i rapporti tra SSDF e i sequestri delle navi. Entra in gioco la figura di Beri Beri, forse presente durante l’intervista insieme ad un altro personaggio che viene citato: il dottor Kamal, probabile intermediario tra il sultano e la giornalista. Il Bogor, infatti, nega che durante l’intervista concessa alla Alpi fossero presenti altre persone ma, soprattutto, nega l’ipotesi che vi fosse stato un qualche contatto precedente con la giornalista, definendo l’incontro “del tutto casuale”.

Un’altra smentita eclatante riguarda la Ong Africa 70, operante in Somalia ai tempi dell’omicidio e Valentino Casamenti, cooperante della ong. Il Bogor sostiene di non averli mai sentiti nominare, eppure al PM Pititto aveva riferito esattamente il contrario.

La Commissione cerca di far luce sul contenuto della conversazione tra il Bogor e la Alpi, che nel video risulta esser stata tagliata. Pur ipotizzando una discussione riguardante i traffici illeciti della Schifco, il Bogor smentisce e sostiene che la frase “venivano da Brescia, Roma, dal Regno Sabaudo” si riferiva alle invasioni del ventennio fascista in Migiurtinia e che quindi durante la conversazione non filmata avevano parlato di storia italiana e “cultura”, all’incirca per 15 minuti.

Per la prima volta si fa riferimento ad un possibile traffico di rifiuti tossici, plausibilmente depositati e interrati lungo la strada Garoe ­ Bosaso. Si ipotizza che vi possa essere uno scambio tra questi e le armi. Il Bogor sembrerebbe sposare questa tesi, ma nega di esserne certo e sostiene di basare la sua opinione su alcune voci che circolano nel territorio.

Molto criticato, infine, il ruolo dell’Onorevole Taormina, accusato da alcuni membri della Commissione di aver tralasciato indagini più approfondite ed essersi limitato a chiedere conferma o meno della deposizione resa al Pm Pititto.

Criticità

Dall’analisi delle quattro versioni rilasciate dal Bogor emergono le seguenti criticità:

Quale è stato il ruolo effettivo delle Ong  Africa 70 nella vicenda? E’ plausibile pensare che tra il personale delle  Ong attive in Somalia qualcuno sotto copertura si occupasse dei traffici illegali come  armi, stupefacenti e rifiuti tossici?

Quale ruolo potrebbe aver avuto il Bogor rispetto all’omicidio Alpi ­ Hrovatin? Aveva ricevuto informazioni su un possibile agguato subito dopo l’intervista? Qual è il suo grado di conoscenza reale delle responsabilità dell’omicidio?

Il Bogor, anche a distanza di molti anni, continua ad avere un atteggiamento evidentemente omertoso e fuorviante. Per quale motivo? È possibile che i traffici illeciti riscontrati nel corso delle indagini continuino tutt’ora?

Qual è stato il ruolo di Giancarlo Marocchino nella vicenda? Il sultano dice di conoscerlo solo di nome ma di non averlo mai incontrato e anche su questo argomento ha rilasciato dichiarazioni controverse.

 Queste domande si aggiungono alla lista di punti irrisolti che fino ad oggi non hanno permesso di conoscere la verità sul caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.