Egitto, esplodono le proteste. Il racconto da Il Cairo di Laura Cappon.

IL CAIRO – Il presidente egiziano Morsi ha lasciato il palazzo presidenziale dopo che alcune centinaia di manifestanti hanno sfondato il cordone della polizia. La situazione rimane tesissima dopo gli scontri dei giorni scorsi. Ilaria Alpi, che ha vissuto in Egitto avrebbe sicuramente raccontato quello che stava succedendo. Il sito Ilaria Alpi.it apre quindi una finestra sugli avvenimenti egiziani grazie a Laura Cappon giornalista italiana che vive a Il Cairo. Il suo racconto riporta e fatti e riflette anche sul ruolo dei media italiani. 

In Egitto la situazione politica torna nel caos dopo l’ennesimo tentativo di accentramento di potere da parte del nuovo capo di stato, e alto esponente politico dei Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi. Il primo presidente egiziano democraticamente eletto nella storia del paese, infatti, con una dichiarazione costituzionale due settimane fa ha aumentato in maniera esponenziale i suoi poteri e ha ridotto quelli della magistratura. Una mossa politica per arginare altre eventuali sentenze dei giudici egiziani (la maggior parte dei quali nominati a vita nel periodo di Mubarak) che già in precedenza avevano sciolto la camera bassa del parlamento e la prima assemblea costituente in riferimento a dei vizi nella legge elettorale e nelle procedure di elezioni dei membri dell’organismo incaricato di stilare la Costituzione. Le giustificazioni di Morsi che ha parlato di un decreto “temporaneo per agevolare la fase di transizione e difendere i valori della rivoluzione” non sono bastate all’opposizione che è tornata in piazza Tahrir con numeri visti solo durante la rivoluzione e l’anno scorso durante le proteste contro il consiglio militare supremo che ha guidato a interim il paese sino a pochi mesi fa. Le contestazioni però non hanno fatto tornare indietro il presidente: alcuni giorni dopo la dichiarazione, la nuova Costituzione è stata approvata in una seduta lampo ed è poi stata mandata a referendum per il prossimo 15 dicembre. Così, con questo iter accelerato Morsi è riuscito a ignorare le critiche dell’opposizione e delle minoranze del paese (molti membri liberali e cristiani copti si erano ritirati dall’assemblea) e ha reso nulla qualsiasi sentenza della Corte Costituzionale che lo scorso 2 dicembre non è nemmeno riuscita a pronunciarsi dopo che alcuni supporter di Morsi avevano bloccato l’ingresso del tribunale. Il caos politico e il conflitto tra governo e magistratura stanno mostrando un Egitto mai così diviso, dove l’opposizione è in grado di portare grandi numeri in piazza, così come sempre fatto dalla Fratellanza che invece sembra perdere consenso rispetto alle scorse tornate elettorali. Tra gli analisti c’e già chi parla della nascita del bipolarismo in Egitto; un’occasione da non perdere per i movimenti liberali egiziani che per ora poco hanno potuto contro la macchina politica degli ikwhan (nome in arabo dei fratelli musulmani) anche a causa della mancanza di unità e di un programma politico efficace. Sicuramente, questo mese segna l’ennesimo momento storico del dopo rivoluzione. Dal punto di vista dei media italiani questo momento sembra essere passato in sordina. La complessità politica dell’Egitto ha reso più difficile trattare in modo approfondito l’evoluzione di questo ultimo mese offuscato anche dal successo diplomatico di Mohammed Morsi dopo la mediazione tra Israele e Hamas nel recente attacco a Gaza. Altra ragione che ha tenuto la situazione egiziana lontana dalle aperture dei giornali italiani è stato il basso numero di vittime negli scontri di queste settimane, un fattore che nell’ottica della “Bad news is a good news” influenza moltissimo i criteri di notiziabilità dei giornali italiani (chi tra i giornalisti che si occupano di esteri non ha mai ricevuto una mail dalla redazione con la domanda «ma si menano?»). Tutti questi fattori, assieme alle vicende di politica interna come le primarie del centro sinistra, hanno fatto scendere l’Egitto dalle headline italiane. Avvenimenti però che nella loro importanza sono da considerare alla pari dei fatti accaduti nel novembre 2011 quando l’Egitto conquisto le prime pagine dei giornali con gli scontri di piazza Tahrir in protesta contro il consiglio militare supremo e dove persero la vita più di 40 persone.

Laura Cappon