Il Caso Spampinato a teatro, per non dimenticare i giornalisti uccisi

Martedì 20 marzo al dipartimento di Discipline della comunicazione di Bologna, lo spettacolo sulla storia del giornalista siciliano ucciso nel 1971 dalla mafia. A seguire dibattito con il fratello Alberto Spampinato, Gerardo Bombonato, Serena Bersani, Franco Farinelli, Mauro Sarti e l’autore Roberto Rossi

Il 20 marzo 1994 la giornalista Ilaria Alpi viene assassinata a Mogadiscio. Esattamente 18 anni dopo, il Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi vuole ricordare a Bologna la sua figura e quella di Miran Hrovatin, l’operatore ucciso nello stesso agguato, mettendo in scena all’Università l’inchiesta drammaturgica sul Caso Spampinato, altra vittima, questa volta della mafia, caduta sotto il fuoco di sei colpi di pistola esplosi la notte del 27 ottobre 1972. Quarant’anni fa. E lo fa alla presenza del fratello di Giovanni Spampinato, Alberto, anch’egli giornalista, oggi presidente dell’osservatorio “Ossigeno” sui giornalisti minacciati.

 

 

Alla rappresentazione di teatro sociale, in programma alle ore 18.00 presso il dipartimento di Discipline della comunicazione (Aula A, via Azzo Gardino 23), interverranno Gerardo Bombonato (presidente Ordine Giornalisti Emilia-Romagna), Serena Bersani (presidente Associazione Stampa Emilia-Romagna), Mauro Sarti (Associazione Ilaria Alpi), Franco Farinelli (Università di Bologna) e il giornalista Roberto Rossi, autore del testo teatrale insieme a Danilo Schininà.

Il “caso Spampinato” è uno dei più fitti misteri italiani. Una storia che invita a riflettere su grandi principi, ma della quale si rischia di perderne perfino il ricordo: la pièce messa in scena da Danilo Schininà e Giovanni Arezzo, due giovani attori ragusani, vuole sollevare la polvere da questo caso, con l’unico scopo di consegnare al pubblico una corretta e consapevole memoria storica.

 

 

Corrispondente da Ragusa prima del quotidiano palermitano L’Ora e dopo anche dell’Unità, Giovanni Spampinato si era affermato pubblicando un’inchiesta sul neofascismo, era riuscito a documentare le attività clandestine e i rapporti delle organizzazioni dell’estrema destra siciliana con la criminalità organizzata e con esponenti di primo piano del fascismo eversivo, fautori di quella strategia della tensione che già nel ’69 a Milano aveva provocato la strage di piazza Fontana. La notte del 27 ottobre 1972, lo raggiunsero sei pallottole esplose da due pistole. A sparare fu Roberto Campria, figlio del presidente del tribunale di Ragusa e soprattutto uno dei maggiori indiziati di un altro omicidio, quello del trafficante di antiquariato e oggetti d’arte, Angelo Tumino. Giovanni Spampinato era stato l’unico giornalista a rivelare che Campria era coinvolto nelle indagini.

La messa in scena a Bologna del Caso Spampinato è promossa dal Premio Ilaria Alpi e dal dipartimento di Discipline della comunicazione (Università di Bologna), con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna e dell’Associazione stampa Emilia-Romagna. (Aser).