Esce oggi “Lo Schifo” di Stefano Massini. Con i contributi di Walter Veltroni e di Mariangela Gritta Grainer

ESCE oggi nelle librerie,  Lo Schifo. Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione, di Stefano Massini.

L’autore, dopo il successo di Anna Politkoskja (libro+dvd, con la partecipazione di Ottavia Piccolo, ed. Corvino Meda Editore), sceglie ancora una volta di dare voce a una giornalista che ha pagato con la vita il suo amore per la verità. Un delitto di cui, malgrado i depistaggi, gli inganni, le sparizioni dei testimoni, il furto di documenti e perfino del vero certificato di morte di Ilaria Alpi, ormai sappiamo quasi tutto. Rimangono da svelare i nomi dei mandanti, ancora sconosciuti per via dell’impossibilità di portare fino in fondo le indagini.

A riportare l’omicidio Alpi alla nostra memoria, anzi, a impedirci di dimenticarlo, ci ha pensato Stefano Massini scrivendo un testo duro e impietoso, immediato come frammenti taglienti di istantanee, quasi un flusso di coscienza che ripercorre gli ultimi giorni di vita di Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovatin. È la giornalista stessa che ci narra in prima persona i suoi incontri e le sue sensazioni, fino a scoprire lo schifo degli affari che legano l’Italia alla Somalia, le inquietanti verità che hanno a che fare con il traffico illecito di armi e con il trasporto illegale di rifiuti tossici. Un mondo di corruzione che unisce la cooperazione italiana a quei rappresentanti del governo somalo, che dopo la morte del dittatore Siad Barre trasformarono la Somalia nel teatro di una guerra senza quartiere.

Scrivendo questo testo di grande forza emotiva, Massini – senza dubbio uno dei più interessanti drammaturghi della nostra scena, non vuole darci un affresco storico, ma servirsi dello sfondo storico, conosciuto anche studiando i documenti della Associazione Ilaria Alpi, per raccontarci e soprattutto ricordarci l’ennesima anomalia italiana, la storia di una giovane donna che considerava del tutto normale e non un atto di coraggio fare il proprio lavoro: cercare a tutti i costi la verità, senza badare a quanto le potesse costare. E con questo dare una testimonianza di coscienza.

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non sono eroi. “Eroe” è una parola che in Italia serve a innalzare e a rendere distanti coloro che cercano solo di fare bene il proprio lavoro, una parola che è una commemorazione finta e bieca che serve ad evitare gli esempi. La storia di questo omicidio è in apparenza semplice, già sentita eppure ogni volta tragica, pesa sulle nostre coscienze come un macigno. Nel labirinto delle tante verità mancate, da giornalista investigativa brava e capace, Ilaria insegue una verità scomoda e per questo la paga con la vita. E alla menzogna si aggiunge menzogna sulla sua morte. L’ennesimo episodio della storia italiana pronto ad essere celato, camuffato perché, come ricorda lo stesso Walter Veltroni nella prefazione del libro: “C’è un grumo grigio che nasconde la verità e che ha reso la nostra democrazia una democrazia incompiuta”.

“Perchè alla verità giudiziaria non si è ancora arrivati? Chi non vuole questa verità e quindi giustizia e perchè?” Scrive la portavoce dell’Associazione Ilaria Alpi Mariangela Gritta Grainer nella postfazione.