Premio Ilaria Alpi, quattro giorni nel segno di Ilaria, Miran, Giorgio e Roberto

Serata finale (foto di Riccardo Gallini)Il senso della serata che ha chiuso l’edizione 2011 del Premio Ilaria Alpi sta tutto nelle parole di Luciana Alpi prima. E in quelle di Roberto Morrione dopo. “Non parteciperò mai più a un’udienza in cui si parli di mia figlia. Sono profondamente delusa dal lavoro della magistratura e dalle istituzioni.” si è sfogata in collegamento telefonico la madre della giornalista uccisa in Somalia.

L’aveva già detto qualche giorno fa alla stampa. Ma ieri l’ha voluto ripetere, ancora più indignata, al pubblico riunito al Palacongressi di Riccione. La sua voce commossa, a tratti spezzata, ha dato il via alla premiazione, che si è chiusa invece con la messa in onda di una denuncia fatta da Morrione nel 2009, quasi due anni prima che la malattia prendesse il sopravvento: “In Italia molti non sono editori ma comitati d’affari”.
Ed ecco allora che è nella ricerca della verità (quella giudiziaria nel caso di Ilaria Alpi) e nella difesa della libertà dell’informazione che si possono condensare questi quattro giorni di dibattiti sul giornalismo d’inchiesta.

A fare da padroni sono state le rivolte del Maghreb e i suoi protagonisti. A partire dal video di Lucia Goracci, che per aver raccontato le avanzata delle forze di Gheddafi nei territori della rivolta libica si è conquistata il premio per il miglior servizio da tg.

E poi nelle straordinarie immagini del miglior reportage internazionale, firmate dal reporter francese Gilles Jacquier e girate in mezzo alle rivolte di Kasserine, in Tunisia. Ma anche in quelle di Gian Micalessin, che è stato tra i ragazzi libici per far capire quanto le loro esigenze non siano poi così distanti da quelle dei loro coetanei italiani, e infine nel servizio realizzato da Danilo Lupo per la televisione salentina Telerama, che documenta i rastrellamenti di profughi tunisini tra Manduria e Oria.

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