I “souvenir della memoria” di Demetrio Volcic e Italo Moretti

Souvenir della memoria (foto di Silvia Agostini)“Ma come si permette! Noi saliremo sul furgoncino degli azzurri e attraverseremo Roma fra cori festanti!”. Sull’aereo da Madrid dopo la vittoria dei Mondiali dell’82 Sandro Pertini rispondeva così al capo della scorta che gli proponeva un atterraggio defilato al Quirinale. Questo uno dei tanti aneddoti raccontati a Riccione, in occasione del Premio Ilaria Alpi, dai due storici corrispondenti Rai Italo Moretti e Demetrio Volcic all’incontro moderato da Andrea Ricucci di Rai Storia. E sono storie, memorie e impressioni quelle che Volcic e Moretti conservano come souvenir di una vita professionale spesa a raccontare il mondo fuori dai confini e a superare il “provincialismo”della stampa italiana.

Vite da corrispondenti, fatte di studio intenso e di lettura, in cui l’esperienza è l’unico modo per decriptare una realtà ostica e straniera, evitando le gaffe e i luoghi comuni. Nella sala, infatti, non mancano le risate, quando Volcic racconta di Breznev “seppellito due volte” da corrispondenti “pivellini e alle prime armi”, perché allo straniero si raccontavano “otto notizie vere e due completamente false”. O di quando i cineasti italiani in visita a Mosca sventolano i cappellini di Che Guevara fra gli sguardi perplessi dei burocrati comunisti, in giacca e cravatta solo per l’occasione.

Non mancano le riflessioni su quegli anni, sulle distanze culturali e politiche che separavano la Russia dal resto del mondo, perché, mentre “gli italiani sognavano un comunismo tropicale” sulle spiagge cubane, Mosca era gelida e grigia e “non c’era niente da comprare”. Vivere in un paese straniero ti plasma e ti trasforma, su questo concordano entrambi i giornalisti. Salvo ritrovarsi tutti insieme a casa di un corrispondente a mangiare un piatto di  spaghetti, che, nonostante la latitudine, alla fine è sempre ben accetto.

di Manuela Messina