La stagione delle stragi e della trattativa

Antonio Ingroia e Mariangela Gritta Grainer alla presentazione della Fondazione Lelio Basso (foto di Laura Murino)“Nella storia delle mafie, il rapporto con lo Stato si è basato più sul compromesso che sulla guerra aperta”.  Queste le parole con cui il pm di Palermo Antonio Ingroia apre il documentario “Il dialogo delle stragi”. Presentato oggi a Villa Mussolini in occasione del Premio Ilaria Alpi, il lavoro è interamente auto-prodotto dagli studenti della Scuola di giornalismo Lelio Basso di Roma: interviste, riprese, montaggio, musiche e sceneggiatura sono il frutto di uno sforzo collettivo che nasce dalla volontà di riaprire un capitolo ancora irrisolto della nostra storia, le stragi del ‘92-’93.

Presenti alla proiezione anche Maurizio Torrealta di Rainews 24 e Saverio Lodato dell’Unità, grandi conoscitori delle cose di mafia. “Non c’è dubbio che quella delle stragi è una stagione dalla quale non siamo usciti: noi siamo ancora orfani di quella stagione”, afferma a fine proiezione Ingroia, il quale sottolinea inoltre come gli anni ‘90 siano cruciali per una reale comprensione del contesto attuale in cui viviamo: “Noi non capiamo la nostra storia se non capiamo cos’è successo intorno a queste stragi”.

L’inchiesta degli studenti della Fondazione Lelio Basso si muove su una tema ancora aperto, la cosiddetta “trattativa” avvenuta tra mafia e Stato all’inizio degli anni ’90. Un tema, come dice Saverio Lodato, sul quale non si è giunti a conclusioni univoche “né dal punto di vista giudiziario, né dal punto di vista politico, né da quello storico”. Un lavoro che parte quasi da zero quello degli studenti, e che ripercorre la fine della prima Repubblica attraverso l’analisi degli episodi salienti di quel periodo. Dal maxiprocesso a Cosa nostra, iniziato nell’86, all’uccisione dell’onorevole Salvo Lima, dall’attentato non riuscito dell’Addaura all’omicidio dei giudici Falcone e Borsellino. E poi le stragi di Firenze e Milano, la questione della legge 41bis, sino alla nascita di Forza Italia nel ‘94. Il tutto supportato dalle testimonianze dirette e indirette di magistrati, collaboratori di giustizia, giornalisti, consulenti e avvocati: voci ed esperienze diverse attraverso cui tentare di ricomporre una verità che, ancora oggi, sembra essere sfuggente e parziale. Perché, come afferma lo stesso Ingroia, “siamo ancora nell’anticamera della verità, la porta è ancora socchiusa”.

Gli allievi della Basso hanno tentato di aprirla, puntando i riflettori su una criminalità organizzata che negli ultimi 20 anni è andata incontro a modifiche sostanziali. “La mafia di oggi – dice Lodato – non è più quella raccontata da Falcone e Borsellino”, ha lasciato da parte la strategia militare per diventare un organismo sempre più inserito nel mondo politico, istituzionale e imprenditoriale.

Una realtà “invisibile” e, proprio per questo, ancora più potente e difficile da combattere, anche a seguito dei recenti provvedimenti adottati dalla classe politica dirigente in materia di lotta alle mafie. Processo breve, legge sulle intercettazioni, nuova legislazione sui pentiti: la volontà politica dietro al periodo stragista, sottolinea ancora Lodato, “è ancora oggi in servizio perenne”. Il rischio è quello di un “eterno ritorno dell’uguale”, come ricorda Ingroia.

Sta a noi, giornalisti, magistrati e società civile, svelare i misteri che per troppo tempo hanno alterato i contorni delle vicende raccontate nel “Dialogo delle stragi”, e in tal modo “dare una spallata” a quella porta ancora socchiusa. “Esserci per la verità”: un impegno di tutti nel ricordo di Ilaria Alpi.

di Ilaria Tabet