Il filo rosso della verità, Gritta Grainer: “La gente vuole sapere, ma servono scelte di rottura”

Mariangela Gritta GrainerC’è un filo rosso che percorre la storia delle stragi e dei delitti di Italia, in gran parte impuniti. Da quel primo maggio 1947, all’indomani della proclamazione della Repubblica, quando furono uccise 11 persone – braccianti, sindacalisti e anche bambini – che a Portella della Ginestra  festeggiavano il giorno dei lavoratori e protestavano contro il latifondismo, quanto altro dolore: Piazza Fontana e Piazza della Loggia, il treno Italicus, il rapimento di Aldo Moro, il suo assassinio e il massacro della sua scorta, la stazione di Bologna, per citarne alcuni. E poi, arrivando agli anni più recenti, Mauro Rostagno, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Delitti e stragi che hanno insanguinato l’Italia, di cui si conosce molto della “verità storica”, ma di cui non è stata fatta giustizia. Coperture, carte false, depistaggi sono stati messi in atto con i silenzi e le complicità di strutture di potere pubbliche e private,  pezzi “deviati” dello stato.

Ai misteri italiani, al delitto Alpi-Hrovatin, al terrorismo e alla mafia è dedicata la serata di giovedì 16 giugno del Premio Ilaria Alpi, quando al Palacongressi di Riccione si confronteranno Agnese Moro, la portavoce dell’associazione Ilaria Alpi Mariangela Gritta Grainer, il procuratore antimafia di Palermo Antonio Ingroia (a cui si deve, tra l’altro, la riapertura dopo vent’anni del caso Rostagno) e  il magistrato di Arezzo ed esponente di Libertà e giustizia Sergio Materia. Quattro voci, quattro punti di vista diversi, con l’obiettivo di individuare i tratti comuni di stragi e uccisioni e capire come arrivare alla verità. Perché sia fatta giustizia.

“Giorgio Alpi, il papà di Ilaria, lo diceva sempre – ricorda Mariangela Gritta Grainer –: c’è un filo rosso nella storia di Italia che lega le stragi di Italia al duplice assassinio di Mogadiscio. Giorgio credeva che giustizia e verità siano un diritto per chi è stato colpito e un dovere per chi ha responsabilità pubbliche. Lui se n’è andato senza avere né l’una né l’altra”.

Mariangela Gritta Grainer ha avuto modo di inoltrarsi in quelle zone d’ombra in cui interessi dello stato si intrecciano con interessi criminali. Ha fatto parte prima della Commissione bicamerale che ha indagato sulla cosiddetta “malacooperazione” e quindi, come consulente, della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. “Stragi e delitti che sono rimasti impuniti, si sono verificati tutti in momenti delicati della storia del paese – spiega –. Li accomuna il fatto che forse non si sarebbero potuti realizzare senza una possibile copertura di pezzi dello stato ad attività criminali e mafiose di ogni tipo e poi perché sono serviti direttamente o indirettamente alla ‘cattiva’ politica”.

Ma se dietro alle stragi ci sono i poteri forti, sarà allora mai possibile avere verità e giustizia? “Io penso che si possa arrivare alla verità – risponde Mariangela Gritta Grainer –. Ma oltre all’impegno della società civile, che c’è già, occorre che si verifichino alcune condizioni. Serve che la politica e le persone che esercitano responsabilità pubbliche e di governo compiano scelte di rottura da un passato di omertà: scelte che non possono essere fatte da chi ha condiviso per decenni la responsabilità di guidare il paese”.

“Forse qualcosa sta cambiando – aggiunge la portavoce dell’associazione Ilaria Alpi -: una nuova generazione politica sta crescendo ed è questo che fa spirare un aria di rinnovamento. C’è sete di verità, la gente vuole sapere, vuole conoscere. Sono convinta – conclude – che se la ricerca della verità diventerà una priorità per la politica si avrà giustizia, finalmente, e la politica tornerà ad essere vicina ai cittadini, tornerà a far palpitare i cuori. Ricercare con convinzione la verità fino a trovarla e a farla conoscere: questa è l’eredità impegnativa che Ilaria e Miran hanno lasciato a tutti noi”.