A 20 anni dalla Strage di Capaci: le parole di Roberto Morrione

“L’Associazione Ilaria Alpi” vuole ricordare la Strage di Capaci (23 maggio 1992) con stralci di un articolo che nel 2007 scrisse anche per questo sito Roberto Morrione, grande giornalista, amico del Premio Ilaria Alpi che ci ha lasciato lo scorso anno.

Sono passati 20 anni (ndr)”….da quel 23 Maggio a Capaci, quando l’ordigno nascosto dalla mafia sotto il manto dell’autostrada, su commissione di potenti mandanti rimasti ancora nell’ombra, spense la vita di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca, degli agenti di scorta Di Cillo, Montinaro, Schifani. Due mesi dopo anche Paolo Borsellino saltava in aria in Via D’Amelio, sulla soglia di casa, con i cinque agenti della scorta. Ho di fronte a me una foto celebre di Falcone e Borsellino. I due giudici parlottano confidenzialmente, appartati, lo sguardo serio, intento, forse preoccupato. Per tanti anni ho pensato e penso ancora che quello sguardo, quello scambio segreto, esprimesse la complessità del compito che affrontavano in solitudine, la condivisione di un sapere sottile e profondo che altri non conoscevano, ma insieme la consapevolezza di un rischio incombente, di non potersi fidare di quello stesso Stato e di quella giustizia che pure difendevano. L’Italia si appresta ora a onorare la loro memoria, insieme al ricordo delle migliaia di vittime delle mafie.(….) Se la memoria è un grande valore e un’intelligente iniziativa indica il consolidarsi di un percorso di formazione alla legalità, che darà i suoi frutti domani, le commemorazioni non sono certo sufficienti per cancellare la preoccupazione del reale stato della lotta contro le mafie, sul quale l’informazione non esprime quella continuità d’attenzione, quello spessore che sarebbero invece indispensabili. Se guardiamo al Paese, anticamera di un’indiscutibile penetrazione e consolidamento in Europa e nel mondo, vediamo che le mafie, nelle loro diverse accezioni come nell’omogenea capacità di fusione fra il capitale illegale e l’economia legale, hanno acquisito una crescente forza in quattro regioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, con propaggini nelle regioni confinanti e forti insediamenti nel Centro-Nord a concentrazione industriale e finanziaria. Aggiungiamo la rete di collegamenti se non di occulte complicità da parte di amministrazioni e di settori politici, come dimostra lo scioglimento di numerose giunte e consigli comunali di varia estrazione, nonché il ruolo confuso e ambiguo coperto dal nostro sistema bancario e di controllo delle reti del commercio e comprendiamo “lo stato delle cose”….

Nonostante l’impegno delle procure antimafia e delle forze di polizia, nonché una ritrovata vitalità della Commissione Antimafia, non mancano segnali inquietanti di questa offensiva criminale, sia dove si spara, come a Napoli e Caserta, sia e ancor più dove non c’è bisogno di sparare, come in Sicilia, perchè il sistema dominante dei poteri, l’appoggio di vasti settori professionali e di borghesia imprenditrice, la debolezza minoritaria di una cultura della legalità, garantiscono l’humus che consente di moltiplicare sott’acqua gli affari sporchi. Il succedersi di attentati e intimidazioni contro i giovani delle cooperative di Libera che lavorano sui terreni sequestrati a mafiosi, come nella Valle del Marro a Gioia Tauro e a Monreale, ma anche le interferenze che hanno bloccato a Catanzaro l’inchiesta di un giovane magistrato rivolta a spezzare complicità fra settori della stessa magistratura, gruppi massonici e interessi illeciti negli appalti, le minacce in Calabria ad amministratori onesti e alla vedova Fortugno, dimostrano quanta strada debba percorrere lo Stato per superare ritardi e illuminare zone oscure.

Se fu la “solitudine” in cui furono lasciati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a spianare la strada a chi volle la loro morte, come intuì Falcone stesso in una pagina non dimenticata, dagli amari ricordi (…) dovrebbe trarre una lezione in primo luogo il giornalismo, quello scritto e quello audiovisivo, per uscire dal trito schema del cosiddetto “mercato”, che confina sempre più spesso con autentici interessi criminali e onorare quei giorni realizzando con continuità e con vero impegno il mestiere dell’informare.