I Servizi, Ilaria e il filo rosso della nostra storia

Mariangela Gritta Grainer e Santo Della Volpe (foto di Silvia Cancellieri)C’è un tratto comune che unisce molti dei misteri della nostra storia più recente. Ne sono convinti gli organizzatori del premio Ilaria Alpi, giunto quest’anno alla 17esima edizione. C’è da dire che la cronaca di strettissima attualità sembra dare ragione a questa ipotesi con l’arresto di Luigi Bisignani, l’uomo d’affari al centro di mille trame oscure.

Un colloquio lungo e fitto, che potremmo far partire dal lontano 1974, e arrivato fino alla più stretta attualità. Il 1974, l’anno della bomba a Brescia, era anche l’anno in cui Licio Gelli stava completando il Piano di Rinascita Democratica, il fondamento della loggia massonica P2. In quell’anno, Luigi Bisignani era già attivo e al lavoro.

Dalla P2 alla P4, la loggia massonica su cui sta indagando la Procura di Napoli, i protagonisti sono sempre gli stessi. Con diverse funzioni, ma con lo stesso obiettivo di condizionare e imbrigliare la democrazia nel nostro Paese. Storia e cronaca si intrecciano, in continui flashback. Il filo rosso delle verità.

Dal caso Ilaria Alpi alle stragi e i delitti che hanno insanguinato il nostro Paese, «In tutte le stragi – aveva sottolineato nel corso di un altro incontro il giornalista e autore teatrale Daniele Biacchessi – troviamo una mano diversa ma uguale», che coinvolge direttamente i servizi di sicurezza italiani. Pronti a proteggere latitanze, costruire depistaggi e fabbricare falsi dossier. Dal 1948 fino ai giorni nostri.

«Giorgio Alpi, il papà di Ilaria, lo diceva sempre che c’è un filo rosso nella storia di Italia che lega le stragi al duplice assassinio di Mogadiscio – ricorda Mariangela Gritta Grainer. portavoce dell’associazione -. Quella di Ilaria è stata un’esecuzione, nella quale hanno avuto pesanti responsabilità i servizi di sicurezza – denuncia Gritta Grainer -. La giornalista Rai e il suo operatore sono stati gli unici a non essere avvertiti dagli uomini guidati da Luca Rajola Pescarini dei contenuti di una riunione tenutasi il 16 marzo, durante la quale tutti gli operatori dell’informazione erano stati avvertiti dell’imminenza di un attentato verso una giornalista italiana».

Misteri, o meglio, segreti ancora d’attualità. Come dimostrano i due processi ancora in corso, il primo proprio sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e il secondo sulla morte di Mauro Rostagno. La madre della inviata del Tg 3 uccisa in Somalia nel 1994 nei giorni scorsi è stata protagonista di un amarissimo sfogo, e rivolgendosi direttamente alla procura di Roma ha dichiarato: «Voglio che lo sappiano, siamo al quinto magistrato che si è insediato in questi giorni e secondo loro io dovrei tornare e ricominciare a raccontare.
di Vincenzo Mulè – continua su Terra