Piergiorgio Morosini: “La società sta reagendo a un governo che fa antimafia solo a parole”

Piergiorgio Morosini (foto di Maria Letizia Perugini)“Cos’è la mafia oggi? È un’organizzazione che ha la capacità di andare oltre i confini nazionali, di intervenire nei mercati globali, di intimidire e corrompere persone”. È quanto afferma, al Palacongressi di Riccione per il Premio Ilaria Alpi, il magistrato Piergiorgio Morosini del Tribunale di Palermo in occasione della prima sessione di lavori del Progetto EST, una iniziativa promossa all’interno del programma della Unione Europea Europa per i cittadini dall’associazione Ilaria Alpi in collaborazione con Flare Network (l’associazione europea fondata da Libera e da Terra del fuoco), il Romanian Centre for investigative journalism e il Centro studi e ricerca sulla sociologia giuridico penale, la devianza e il controllo sociale dell’Università di Bologna.

Chi si lascia corrompere, aggiunge il magistrato, “sono persone che apparentemente non hanno nulla a che vedere con l’attività criminale, ma sanno cancellare con grande abilità le prove dei loro traffici”. Si tratta di  una rete di contatti forte, spesso legata al mondo politico, istituzionale ed imprenditoriale, e l’unico strumento nelle mani della giustizia per far venire a galla il sistema di corruzione mafioso sono le intercettazioni. Mezzo investigativo “contro cui l’attuale governo – denuncia Morosini – ha lanciato una vera e propria crociata”.

L’Italia è uno dei pochi paesi che non ha ancora fatto entrare in vigore la convezione penale europea del ’99 contro la corruzione, volta ad impedire l’elezione al Parlamento europeo di chi è stato condannato. Metterla in atto è un dovere politico e morale. Si tratta, secondo Morosini, di porre fine ai “patti di scambio”, di non assecondare più gli interessi di lobby e gruppi criminali. Ma come afferma il giudice, “il vento in Italia sta cambiando”, la società civile sta reagendo ad un governo “che solo a parole si pone come l’antimafia dei fatti”. Tra palco e realtà: ecco l’immagine proposta da Morosini di un governo che, in continua campagna elettorale, mostra un reale scollegamento tra i politici e la società civile. Un pensiero in sintonia con le parole di Antonio Pergolizzi, il coordinatore nazionale dell’Osservatorio Ecomafie di Legambiente, che risponde all’allarme lanciato dal magistrato attaccando l’inattività parlamentare e la mancanza di una legislazione penale sull’ambiente, già presente a livello europeo.

Ma secondo il coordinatore nazionale di Legambiente una ricetta per combattere le mafie c’è: “Il grido di dolore si deve estendere a tutti, le forze dell’ordine non devono essere lasciate sole. Costruiamo una rete di legalità organizzata – dichiara Pergolizzi – che sproni il governo a prevenire, reprimere e condannare i reati ambientali con pene più severe”.

Il traffico illecito dei rifiuti industriali interessa l’intero mondo, “le navi dei veleni hanno percorsi globali”. Per paesi come la Cina e l’India l’esponente di Legambiente parla di “una nuova rivoluzione industriale” e aggiunge, inquadrando il business dei rifiuti nella dimensione nazionale, che “nel 2011 sono 11.400 le tonnellate di rifiuti illegali riversati nei porti di Venezia, Trieste e Ancona”.

Dati inquietanti, analizzati approfonditamente dal rapporto ecomafia di Legambiente, grazie al quale “abbiamo la possibilità di conoscere il dramma del traffico illecito dei rifiuti – conclude Pergolizzi – cosa che non accade in altri paesi”.

Presente al Palacongressi di Riccione anche Adrian Maghinici del partito ecologista rumeno, che ha denunciato i traffici illeciti di rifiuti che hanno portato il suo paese a essere “una discarica d’Europa”, con la complicità di una classe politica impreparata e corrotta: “Le mazzette sono un’abitudine”.

Rachele Bombace e Ilaria Tabet