Al Premio Ilaria Alpi documentari sul crimine organizzato internazionale

Una immagine da Toxic EuropeLe contaminazioni ambientali, le rotte dei migranti, i traffici internazionali di rifiuti e di uomini alla ricerca di un futuro migliore. Sono quattro le inchieste finaliste del Best international organised crime report, il nuovo premio ideato dall’Associazione Ilaria Alpi e da Flare network in collaborazione con il periodico russo Novaya Gazeta e la Fondazione Unipolis. La proiezione dei quattro documentari e la premiazione del vincitore si terrà sabato 18 giugno, a partire dalle 17.30, a Riccione in occasione della diciassettesima edizione del Premio Ilaria Alpi.

In Toxic Europe (guarda il trailer su Youtube), Cecilia Anesi, Delphine Reuter, Giulio Rubino si mettono sulle tracce dei traffici di rifiuti, da tempo al centro degli interessi delle mafie internazionali. In particolare il documentario si concentra su Belgio, Italia e Romania, seguendo il viaggio che i rifiuti compiono tra i luoghi di produzione e smaltimento, e svelando i rapporti tra organizzazioni criminali e aziende compiacenti.

Prendendo spunto dalla notizia della morte di 15 migranti albanesi che nell’autunno del 2009 affogarono nel fiume Tisa, al confine tra Serbia e Ungheria, in Border Miljan Vitomerovic tratta invece le storie dei migranti che ogni anno si spostano da Kosovo, Iraq, Iran, Turchia e Albania, fuggendo da guerra e povertà. Tema analogo in Human goods di Maria Luisa Mastrogiovanni, che mostra i volti dei “padroni” della cosiddetta “rotta kurda”, percorsa da  afghani, iraniani e iracheni in viaggio verso l’Europa.

È stato girato a Stara Zagora, piccola cittadina bulgara, Criminal air di Valentin Kalchev e  Svetla Teneva. L’aria e i terreni intorno alla città sono pesantemente contaminati da solfato di rame, cadmio, cianuro e numerose altre sostanze responsabili di malattie respiratorie e di allergie cutanee. Le autorità minimizzano i dati, sostenendo che la contaminazione sia dovuta al traffico e al riscaldamento, ma secondo gli autori la responsabilità è della vicina base militare di Zmeyovo, dove si pensa che materiale radioattivo sia stato smantellato in maniera impropria, e dell’impianto energetico Maritsa, di proprietà straniera e accusato di rilasciare grandi quantità di diossido di zolfo. I quattro video finalisti sono stati prodotti grazie a un finanziamento di 2.000 euro stanziato dagli organizzatori per la promozione di attività documentaristiche sulla corruzione e il crimine organizzato internazionale. Il vincitore del premio riceverà ulteriori 2.000 euro.