In onda su Rainews il reportage “416 bis, viaggio nel nord omertoso”

Un frame del reportage “416 bis, viaggio nel nord omertoso”Sabato 4 giugno alle ore 17 su Rainews va in onda il reportage “416 bis viaggio nel nord omertoso” realizzato da Michela Monte, con la collaborazione di Ivan Augel al montaggio, per il Progetto Est.

Il lavoro, risultato di un viaggio per le regioni del settentrione, dal Piemonte all’Emilia-Romagna, mostra come i soldi delle mafie riescano ad avvelenare l’economia e a cambiare i destini delle persone. Diverse le vicende raccontate. A Santena, paese della cintura torinese, l’usura getta nella disperazione tante famiglie nel silenzio. Chi ha denunciato è abbandonato da tutti, sindaco, parroco, concittadini. Di mafia non si parla anche se gli incendi agli esercizi commerciali si verificano con regolarità.

In molte zone del nord malavita e omertà si mescolano senza che il 416 bis, il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, trovi applicazione. Non ci sono condanne in Emilia-Romagna, anche se la ndrangheta è radicata.  Neanche in Liguria, dove nel marzo scorso il Comune di Bordighera è stato sciolto per il rischio di infiltrazioni. In Lombardia, invece, l’associazione mafiosa è perseguita dal 1999 e circa cento persone sono state arrestate o denunciate nel 2010. Nel Varesotto è proprio l’incriminazione dei “Bad Boys” di Lonate Pozzolo per 416 bis a confermare come la criminalità organizzata si sia infiltrata nell’economia e nel tessuto sociale. Gli adulti tacciono, i giovani però no, ed è questa la novità dell’antimafia che germoglia al nord.

Il reportage “416 bis, viaggio nel nord omertoso” è realizzato all’interno del Progetto Est, una iniziativa promossa, all’interno del programma della Unione Europea Europa per i cittadini dall’associazione Ilaria Alpi in collaborazione con Flare Network (l’associazione europea fondata da Libera e da Terra del fuoco), il Romanian Centre for investigative journalism e il Centro studi e ricerca sulla sociologia giuridico penale, la devianza e il controllo sociale dell’Università di Bologna.